La scienza di Strampelli e il Fascicmo
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I frumenti Strampelli nella battaglia del
grano
Questo ci introduce direttamente al tema dell'aumento di produzione
frumentaria in Italia nel periodo della battaglia del grano.
Al di là di ogni interpretazione,il dato inconfutabile è
che in Italia nel periodo della battaglia del grano la produzione
media annua passò da 55 milioni di q.li nel 1922-23, ai 75
milioni di q.li nel 1936-39.
Abbiamo visto come l'aumento della superficie cerealicola non può
aver inciso in modo determinante, tanto che, considerando la produzione
media nazionale, e l'aumento di superficie granaria, possiamo affermare
che questa abbia inciso per non più di 1/4 del surplus produttivo.
Meccanizzazione, aumento dei fertilizzanti chimici, e altre forme
di razionalizzazione colturale, hanno avuto anch'essi un ruolo di
sostegno, ma di certo non tale da spiegare l'aumento complessivo.
L'altra variabile che è stata largamente ignorata, è
stata quella delle razze elette che proprio in quegli anni trovarono
un loro progressivo impiego.
Più che di maggiore aumento, possiamo parlare, soprattutto
per quanto concerne il nord, di vera e propria sostituzione globale
delle sementi tradizionali con quelle elette.
Resta da chiarire l'incidenza dei grani creati da Nazareno Strampelli
in tale processo.
I risultati della nostra indagine in questo senso, che ci ha portato
ad accumulare dati per ogni provincia d'Italia, e per ognuno dei
grani Strampelli utilizzati non lascia dubbi in tal senso.
Parlare di razze elette vuol dire parlare sostanzialmente dei frumenti
che Nazareno Strampelli aveva creato presso il suo laboratorio di
Rieti, e che in questa occasione trovarono la loro applicazione
pratica.
I grani Strampelli e le altre varietà minori elette, non
entrarono subito nel vivo della battaglia del grano.
Strampelli, come abbiamo visto, aveva creato le sue varietà
a Rieti nell'arco del quindicennio precedente alla battaglia del
grano, ma i suoi frumenti fissati e riprodotti, erano utilizzati
solo marginalmente, fatta eccezione per il Carlotta che egli pubblicò
nel 1914.
Al momento dell'inizio della battaglia del grano, sulle campagne
italiane si coltivava su una superficie di appena 175.000 ettari
solo l'Ardito, mentre per il resto, come si deduce dalla tavola
seguente relativa al 1927, dominavano pressoché esclusivamente
le vecchie razze di frumento.
PRINCIPALI GRANI COLTIVATI IN ITALIA NEL 1927
TIPO DI GRANI SUPERFICIE
Ha. % SULLA SUPERFICIE
GRANARIA
GRANI TENERI
Gentil Rosso 999.201 21,32
Todaro 48 270.298 5,77
Bianchetta 121.708 2,60
Maiorca 129.612 2,77
Carosella 170.572 3,64
Inallettabile e razze derivate (5 entità.) 169.118 3,61
Cologna e razze derivate (4 entità.) 243.172 5,15
Rieti e razze derivate (2 entità) 271.014 5,78
Ardito Strampelli 175.807 3,75
Rosetta (Maiorca rossa) 60.730 1,30
Risciola 72.770 1,55
Romanello 200.877 4,29
GRANI DURI
Saragolle (4 entità) 200.097 4,27
Russie (2 entità) 174.501 3,72
Realforte (siciliano) 83.605 1,78
Samartinara (siciliano) 105.346 2,25
PRINCIPALI VARIETÀ DI FRUMENTO COLTIVATE NELLE DIVERSE REGIONI
NEL 1927
DATI % SULLA SUPERFICIE GRANARIA REGIONALE
GENTIL ROSSO TODARO 48 BIANCHETTO MAIORCA CAROSELLA INALLETTABILE
E DERIV. COLOGNA E DERV. RIETI E DERIV ARDITO STRAMPELLI ROSETTA
RISCIOLA ROMANELLO SARAGOLLE RUSSIE REALFORTE SAMMARTINARA
PIEMONTE 38,16 5,54 - - - 1,74 25,05 9 5,5 - - - - - - -
LIGURIA 23,28 5,25 - - - 2,80 - 18,26 0,72 - - - - - - -
LOMBARDIA 32,40 18,71 - - - 12,85 16,09 6,07 - - - - - - -
VENETO 42,28 13,27 - - - 5,65 15,59 14,95 - - - - - - -
VEN. TRIDENTINA 10 5 - - - 3 12 3 3 - - - - - - -
VENEZIA GIULIA 9,37 33,81 - - - 2,57 9,05 2 5,24 - - - - - - -
EMILIA 27,80 15,28 - - - 18,89 11,10 9,24 14,52 - - - - - - -
TOSCANA 57,33 1,99 - - - 1,35 0,67 6,70 0,73 - - - - - - -
MARCHE 57,06 6,39 - - 21,84 4,56 - 5,10 1,76 - - - - - - -
UMBRIA 55 5 - - - - 25,05 - - - - - - -
LAZIO - 15,06 - - - - 15,06 8,09 - - 30 8 - -
ABRUZZI E MOLISE 8 3,25 1,28 - 10,26 - - 18 - - 5,50 33,30 - -
CAMPANIA 3,19 - - - 3,52 - - 2,08 0,81 5 6,35 45,79 12,55 - -
PUGLIA - - 28,52 23,05 3,62 - - - - 5,83 5,57 - 6 6 -
BASILICATA - 1,11 10,26 - 8,09 - - - - 8,52 10 - 8 11,43 -
CALEBRIE - - - 11,91 19,87 - - - 0,57 6 - - - 38,43 -
SICILIA - - - 3,44 - - - - - - - - - 8,85 12,33 15,53
SARDEGNA - - - - - - - - - - - - - - - -
La mossa vincente di Strampelli, in qualità di membro del
Comitato permanente del grano, fu quella del decreto legge del 29
luglio 1925 n. 1314, indirizzato appunto agli incoraggiamenti economici
per la produzione e diffusione delle sementi elette.
Strampelli da sempre si era preoccupato della diffusione dei suoi
frumenti, consapevole che non era sufficiente la loro creazione
se poi non se ne fossero seguite tutte le fasi, dalla moltiplicazione
alla diffusione, per finire con le tecnologie di panificazione.
Fu lui ad ispirare fin dal 1905 a Rieti la nascita dell'Unione produttori
grano da seme, e quindi nel 1924 dell' Associazione reatina sementi
che in seguito al decreto legge del 1925, si trasformò in
Associazione riproduttori sementi.
Egli aveva compreso che il solo lavoro scientifico, al di là
degli apprezzamenti che generava, era ben poca cosa se poi i suoi
grani non si fossero conquistati uno spazio nel mondo produttivo
reale del paese, e di certo va accreditato a lui il decreto legge
con cui si impiantarono sette stabilimenti per la produzione e distribuzione
di sementi elette, uno delle quali fu appunto l'ARS di Rieti.
Il decreto prevedeva un contributo del 50% da parte dello stato
per l'impianto di tali strutture, mentre un contributo del 25% fu
concesso per l'impianto di stabilimenti sostanzialmente simili indirizzati
specificatamente ad aree non coperte dai primi sette ,come quelli
che sorsero a Venezia e Firenze.
Venne quindi avviata su larga scala una operazione che assunse il
nome di "cambio delle sementi", cioè a dire una
distribuzione agli agricoltori di sementi elette con la clausola
di seminarle, e con un accordo con i singoli agricoltori, che avrebbero
dovuto versare una uguale quantità di grano comune a quello
ricevuto, o acquistarlo pagando la differenza di prezzo tra le sementi
elette e quelle tradizionali.
La legge, dopo un minimo di rodaggio iniziò ad incidere,
e negli anni successivi , come si può dedurre dalla tavola
seguente, i frumenti eletti ed in modo particolare quelli Strampelli,
iniziarono a conquistare spazi sempre più significativi della
superficie granaria nazionale.ANDAMENTO DELLA PERCENTUALE DI UTILIZZO
DELLE SEMENTI ELETTE DAL 1930 AL 1934
NORD CENTRO SUD ISOLE TOTALE
1930 64,1 23,4 22,3 7,2 37,5
1931 74,7 34,6 21,6 10,8 46,0
1932 82,4 48,5 28,7 22,1 54,9
1933 93,0 66,8 34,0 25,1 58,2
1934 93,3 76,6 44,0 23,5 61,7
Che quando si parla di razze elette si parli prevalentemente di
grani creati da Nazareno Strampelli si evince dalla loro percentuale
sul complesso delle varietà elette coltivate nelle singole
regioni.
Nel 1932, ad esempio, la percentuale dei grani Strampelli sul totale
della varietà elette coltivate Sardegna era del 100%, 99,3%
in Calabria, 98,1% in Basilicata, 96,6% in Lombardia, 94,6% in Puglia,
94,4% nella Venezia Euganea e cosi via, come si vede dalla tavola
seguente, nella quale appare evidente come, a differenza del 1927
quando in Italia erano coltivati meno di 200 mila ettari con il
frumento Ardito, i grani creati a Rieti si erano già conquistato
un posto di straordinario significato sulla superficie complessiva
granaria delle singole regioni.
% DI IMPIEGO DEI GRANI STRAMPELLI NEL 1932
REGIONI SUL TOTALE DELLA SUPERFICIE GRANARIA
I SUL TOTALE DELLA SUPERFICIE A RAZZE ELETTE
PIEMONTE 52,4 85
LOMBARDIA 87,5 96,9
VENEZIA TRIDENTINA 27,3 37,4
VENEZIA EUGANEA 79,6 94,9
VENEZIA GIULIA 37,7 65
LIGURIA 17 59,5
EMILIA 72,1 88,3
TOSCANA 15,6 39,2
UMBRIA 26,2 60
MARCHE 19,1 47,1
LAZIO 22,9 48,6
ABRUZZI E MOLISE 21,3 89,5
CAMPANIA 18,1 80,1
PUGLIA 31,7 94,6
BASILICATA 22,5 98,1
CALABRIA 32,9 99,3
SICILIA 16 80,9
SARDEGNA 16,5 100
Anche incrociando i dati con la produzione media per ettaro, si
nota come questa sia cresciuta nettamente in funzione dell'introduzione
dei grani Strampelli che è difficile considerare come uno
degli elementi che concorsero all'aumento della produttività,
quanto come la vera variabile che la consentì, supportata
dall'impiego di una migliore meccanizzazione, e da un più
adeguato utilizzo dei fertilizzanti.
AUMENTO DELLA PRODUZIONE MEDIA PER ETTARO DEL FRUMENTO IN ITALIA
IN RELAZIONE ALLINTRODUZIONE DEI GRANI STRAMPELLI. CONFRONTO
1926-1932
1926 1926 1932 1932
GRANI STRAMPELLI
PRECOCI
% SULLA SUPERFICIE TOTALE PRODUZIONE
MEDIA X ETTARO
Q.li GRANI STRAMPELLI
PRECOC I% SULLA
SUPERFICIE TOTALE PRODUZIONE
MEDIA X ETTARO
Q.li
ITALIA DEL NORD 9,8 16,2 70,4 22,5
ITALIA CENTRALE 1,6 10,6 20,4 12,8
ITALIA MERIDIONALE 0,3 10,5 27,2 11,3
SICILIA 0 9,7 16 11,7
SARDEGNA 0 10 16,5 11,1
Strampelli era del tutto consapevole di questo, tanto che nel 1937
ebbe a sostenere:
E qui, chi scrive, per quanto parte in causa, non può (fare)
a meno di parlare sia pur brevissimamente, dei progressi e delle
conquiste che nel campo della genetica applicata alla cerealicoltura
si erano frattanto già andati affermando, e di ulteriori
si preparavano, per dare alla granicoltura italiana quali armi sempre
più perfezionate, costituite dalle nuove varietà di
frumento, che si sono poi via via dimostrate (e, su tute, quelle
precoci), il fattore dominante del progresso produttivo
E più oltre:
Dopo undici anni di Battaglia del Grano, e di risultati inoppugnabili,
non sarà giudicata immodesta l'affermazione che, per far
fare un salto alla produzione granaria italiana, occorrevano le
nuove varietà che essa ha avuto ed ha a disposizione, e che,
nella scala dei valori da attribuirsi ai vari fattori tecnici, determinanti
il progresso raggiunto, il primo posto va assegnato alle varietà
precoci di frumento
D'altra parte che i frumenti Strampelli avrebbero recitato un ruolo
determinante nella battaglia del grano, lo testimoniano i risultati
che ottenevano nei diversi concorsi e gare che si moltiplicarono
nel paese, come quello bandito dalla Cassa di risparmio delle province
lombarde nel quale, le prime otto aziende classificate ubicate nelle
province di Brescia, Pavia, Cremona e Bergamo, avevano utilizzato
tutte frumenti Strampelli, e precisamente il Villa Glori, il Mentana
e l'Ardito, raggiungendo produzioni di oltre i 50 q.li per ettaro.
E con i frumenti Strampelli fu vinta la gara per la maggiore produzione
unitaria che si tenne tra le province di Brescia e Cremona , sulla
quale si concentrò l'attenzione di numerosi agronomi del
tempo.
Alla fine risultò vincitore Alessandro Cremonesi di S.Zeno
sul Naviglio che riuscì ad ottenere una produzione di 60,90
q.li per ettaro con il Mentana, e di 61,35 con il Villa Glori.
Tutta la pubblicistica del tempo mise in evidenza il fondamentale
ruolo dei frumenti Strampelli.
Alessandro Rota cosi si esprimeva nel 1929:
Sono le varietà precoci quelle che tengono trionfalmente
la palma, [
.] raggiungono produzioni che hanno in alcuni
casi del miracoloso. Le varietà precoci , e fra queste, in
ordine di merito, Villa Glori, Mentana, Ardito, se è vero
che sono capaci dei più alti redditi, è altrettanto
vero che hanno esigenze speciali e vogliono essere trattate con
criteri e con mezzi molto diversi da quelli fin qui prevalsi per
le varietà comuni.
Nel 1940 le razze elette avevano pressoché ovunque sostituito
le vecchie varietà di frumento, e sempre più massiccia
era la percentuale dei frumenti Strampelli tanto che ormai, in base
ai dati che abbiamo elaborato, oltre il 51% della superficie granaria
nazionale era coltivata con i frumenti creati dallo scienziato reatino,
e il dato è certamente da ritenersi sottodimensionato se
si tiene conto che molti ispettorati agrari risposero all'indagine
condotta dal Ciferri sulle varietà cerealicole coltivate
in Italia, rinviando alla voce "altri" notevoli percentuali
di territorio coltivate con vari frumenti, gran parte dei quali,
elencati nelle risposte, erano ancora grani Strampelli, senza che
però se ne possa misurare la percentuale non essendo estrapolabili
dagli altri
Il dato diventa ancor più macroscopico se si va a scomporlo
nelle diverse realtà italiane, e quel 51,8% medio, diventa
96 % nel Veneto, 89% in Lombardia, 85% in Emilia Romagna, per citare
solo le regioni dove i frumenti Strampelli ebbero maggiore utilizzo,
cosi come se ci si addentra nelle singole realtà provinciali,
appare evidente come i frumenti creati a Rieti erano utilizzati
sulla stragrande maggioranza della superficie a vocazione granaria
della penisola.
Le differenze regionali mettono in evidenza un dato già ampiamente
testimoniato, e cioè quello del ritardo del sud rispetto
al nord, che si attesta sui valori già registrati nei primi
anni trenta, migliorandoli in alcune aree come la Liguria dove i
grani Strampelli passarono dal 17% del 1932 al 28 % del 1940, o
il Piemonte che passò dal 52 al 78 %, cosi come il Lazio
che passò dal 22 al 54 %.
Anche nel sud l'introduzione dei frumenti Strampelli fu elevatissima,
ma scontando un ritardo storico, non si riuscì a raggiungere
i livelli del centro-nord, anche se non può non essere rilevato
come la Puglia passò dal 31% al 44%, la Basilicata dal 22
al 49%, e la Sardegna dal 16 al 61%, grazie soprattutto all'utilizzo
del frumento duro Senatore Cappelli.
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