La scienza di Strampelli e il Fascicmo
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Produzione nazionale, fabbisogno e protezionismo
Quel primo provvedimento preso riguardo al prezzo del grano e alla
reintroduzione della tariffa doganale sul frumento, aveva tutto
il sapore di un messaggio rivolto agli agrari, e in genere a tutti
i proprietari terrieri rassicurandoli sul conto economico della
coltivazione frumentaria.
Fu cosi reintrodotta una tassa di importazione sul frumento in 7,50
lire/oro, esattamente quella del 1915, e gli effetti si fecero subito
sentire tanto che il prezzo del grano che nel 1924 era stato di
124 lire al q.le, salì lanno successivo a 181 lire,
per raggiungere le 200 lire nel 1926.
Nel 1927 il prezzo scese di nuovo a 114 lire, per poi risalire a
149,50 nel giugno1928, precipitando però nei mesi successivi
al raccolto dello stesso anno a 120,50 lire.
Il regime era fortemente intenzionato ad attuare una politica di
deflazione della quale, i provvedimenti protezionistici sul frumento
e suoi derivati, non furono che un primo momento, anche se il punto
di svolta in questa direzione si ebbe nel 1926 con la cosiddetta
"quota novanta", una operazione di politica finanziaria
che Mussolini fece abilmente condurre da Giuseppe Volpi che dal
luglio 1925 aveva sostituito De Stefani al ministero del tesoro.
Volpi, uomo proveniente e strettamente legato al mondo della finanza
italiana, aveva il compito di compiere una manovra drastica che
il duce sapeva essere invisa al mondo economico italiano, e confidava
sul fatto che se a condurla fosse stato un tecnico di grande autorevolezza
piuttosto che un uomo dapparato, avrebbe evitato forti contraccolpi
nel mondo finanziario del paese.
L' operazione indirizzata a rivalutare e stabilizzare la lira, portò
ad un cambio con il dollaro pari a 19 lire, e a 92,46 con la sterlina,
moneta principale di riferimento del tempo (quota novanta appunto).
Il problema che ebbe Mussolini era comune a gran parte degli altri
paesi europei che adottarono misure simili, anche se strutturate
in modo meno aggressivo e propagandistico di quanto accadde in Italia,
la cui politica deflazionistica portò ad una contrazione
degli sconti e delle anticipazioni da parte della Banca d'Italia,
e la cosa non poteva non riflettersi sull'attività delle
banche costrette ad una continua rincorsa di liquidità.
Chi ne fece le maggiori spese furono le borse, i titoli di stato,
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