La scienza di Strampelli e il Fascicmo
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La battaglia del grano
E che in parte fu così non cè dubbio. Il ruralismo
fascista troverà nella battaglia del grano la sua apoteosi,
cosi come è vero che risultati concreti si raggiunsero, ed
è altrettanto vero e significativo che quando Mussolini lanciò
la battaglia del grano lo fece tenendo presenti molte delle consapevolezze
che aveva manifestato Serpieri.
Certo fu una battaglia tutta indirizzata verso fini produzionistici
che, contrariamente a quanto aveva detto Serpieri, non si pose il
problema di un miglior assetto fondiario, soprattutto del meridione,
cosa che avrebbe consentito, magari con tempi più lunghi,
di tradurre i risultati raggiunti in sviluppo concreto.
Che comunque Mussolini abbia tenuto conto delle osservazioni di
Serpieri lo si intuisce fin dall'inizio.
Non di certo durante la seduta notturna della Camera dei deputati
del 20 giugno 1925 nel corso della quale proclamò la battaglia
del grano, con la retorica che gli era consueta (13), quanto qualche
giorno dopo, nel corso della seduta in cui si insediò il
Comitato permanente del grano costituito con regio decreto quello
stesso 4 luglio.
Del comitato, presieduto direttamente da Mussolini, facevano parte
Giorgio Belluzzo, ministro per l'economia nazionale, Alessandro
Brizi, direttore generale dei servizi dell'agricoltura, Gino Cacciari,
Enrico Fileni, Antonio Marozzi, in rappresentanza della Confederazione
nazionale fascista degli agricoltori, Franco Angelini, Novello Novelli,
Luigi Razza, rappresentanti della Federazione nazionale sindacati
fascisti dell'agricoltura, e quindi Antonio Bartoli, Emanuele de
Cillis e Nazareno Strampelli.
In quella seduta d'insediamento Mussolini lascio delle precise consegne
al superorganismo:
1-Non è strettamente necessario aumentare la superficie coltivata
a grano in Italia. Non bisogna togliere terreno ad altre colture
che possono essere più redditizie e che comunque sono necessarie
al complesso dell'economia nazionale. E' da evitare, quindi, ogni
aumento della superficie coltivata a grano. A parere unanime la
cifra di ettari raggiunta con le semine del 1924 può bastare.
2- E' necessario invece aumentare il rendimento medio di grano per
ettaro. Un aumento medio anche modesto, dà risultati globali
notevolissimi.
Posti questi capisaldi i lavori del Comitato permanente del grano
devono affrontare:
1°- Il problema selettivo dei semi
2°- Il problema dei concimi e, in genere, dei perfezionamenti
tecnici
3°- Il problema dei prezzi
E' evidente come almeno in parte i concetti espressi da Arrigo Serpieri
si ritrovano, pur filtrati e ridimensionati, nelle consegne del
duce, tranne che quelli dell'adeguamento fondiario del sud che costituirà
uno dei limiti principali della battaglia del grano.
Certo, il linguaggio di Serpieri era chiaro, e da esso non traspare
di certo entusiasmo nellavventura mussoliniana, cosa che con
molta probabilità sta alla base della sua esclusione dal
Comitato, per essere relegato a presiedere la Commissione provinciale
per la propaganda granaria di Firenze.
E che a Firenze Serpieri potesse trovare validi interlocutori alle
sue teorie era cosa che gli era nota, e pressoché contestualmente
alla riunione di insediamento del Comitato permanente del grano,
egli partecipò ad una adunanza dellautorevole Accademia
dei georgofili, appositamente riunita per affrontare il problema
della granicoltura in relazione ai provvedimenti che stava assumendo
il governo.
E Serpieri qui non fa altro che ribadire, anche con maggior forza,
i concetti che aveva espresso nellarticolo sullItalia
agricola, rispetto al quale sembrava aver inizialmente preso le
distanze, sostenendo di averlo scritto precedentemente alla proclamazione
della battaglia del grano.
Nel resoconto del suo intervento si legge:
Lon. Prof. Serpieri ringrazia del saluto rivoltogli e si augura
che dallapplicazione della legge sulle trasformazioni fondiarie
si abbia leffetto sperato del miglioramento di molte regioni
dellItalia meridionale e più specialmente del latifondo.
La nuova legge tende a trasformare queste terre che sono coltivate
a pascolo e a granicoltura estensiva, e si trovano quasi allo stato
selvaggio. La trasformazione incontra ostacoli nella natura ma anche
negli uomini. I latifondisti che non risiedono nelle loro terre
non possono interessarsi del loro miglioramento e le disposizioni
circa lespropriazione delle terre latifondistiche è
naturale che trovino in loro forti resistenze.
[
] Il problema del grano è soprattutto un problema
di intensificazione della cultura e in questo senso deve svolgersi
lopera dei dirigenti della battaglia ora iniziata. 17
Poi, facendo riferimento ai colloqui che aveva avuto con il prof.
Avanzi, sostenne che nell Italia meridionale la coltura intensiva
del grano potrebbe essere convenientemente introdotta solo in quelle
aree dove le infrastrutture e la presenza di centri abitati vicini
la consentono, trasformando le altre, dove la cerealicoltura è
scarsamente remunerativa, in colture delle foraggiere ed altre più
appropriate.
E aggiungeva:
Ciò permetterebbe forse di ottenere la stessa produzione
di grano su minore superficie, attuando la coltivazione di foraggiere
ed altre piante in quelle terre che ora sono coltivate a grano,
con scarso e aleatorio rendimento.
Non bisogna dimenticare che oltre al grano, importiamo anche per
circa un milione di quintali di carne congelata, e lana ed altri
prodotti animali.
Se Mussolini fece sue le tesi del mantenimento della superficie
granaria, e quelle del sapere agricolo nel senso dellimpiego
di nuovi frumenti, e dello sviluppo dellistruzione agricola
nelle campagne, glissò completamente laspetto della
sistemazione fondiaria del sud dItalia, e soprattutto quello
dellesproprio dei latifondi per il quale sarebbe stato sufficiente
applicare quella stessa legge sulle trasformazioni fondiarie che
Serpieri stesso aveva elaborato nel 1923, annullando di fatto, e
traslando allinterno della politica agraria del regime, tutta
la progettualità socialista e popolare sui temi del latifondo.
Per altro Serpieri pose come problema storico dellarretratezza
del sud dItalia, quello dell assenteismo dei latifondisti
meridionali, esprimendo un concetto che sarebbe stato ripreso più
tardi da Emilio Sereni, che insieme a Manlio Rossi Doria fu suo
allievo e collaboratore.
Riguardo alla composizione del Comitato permanente del grano, è
altrettanto chiaro un altro aspetto a cui abbiamo già fatto
cenno, e cioè l'investimento di Mussolini nei riguardi delle
razze elette di Nazareno Strampelli, e non solo perché Strampelli
venne chiamato a far parte del Comitato mentre il suo antagonista
Francesco Todaro venne incaricato di presiedere il comitato provinciale
di Bologna, cosa che, ovviamente, aveva un preciso significato di
scelta di campo da parte del duce, ma soprattutto perché
la problematica delle sementi elette venne posta al primo punto
dei problemi che il Comitato avrebbe dovuto affrontare.
I grani che Strampelli aveva creato a Campomoro erano quindi la
variabile esterna che pur con timidezza aveva indicato Serpieri
nel suo articolo sull'Italia agricola, individuandoli come fattore
decisivo per sperare in un aumento di produzione frumentaria che
non implicasse lestensione della superficie di coltivazione.
Lo testimoniano numerosi artefici e osservatori del tempo come Festa
Campanile e Fittipaldi, autori della prima sintesi della battaglia
del grano scritta nel 1931.
Essi sottolinearono come il duce pose prima di ogni altro problema
quello delle sementi elette e aggiungevano:
Chi risalga indietro nella storia della granicoltura in Italia,
troverà che giammai molta importanza fu accordata dagli agricoltori
a tale problema.
In effetti ogni qualvolta si era tentato di sviluppare la produzione
granaria, lunica attenzione che veniva rivolta al seme si
risolveva nelle indicazioni di un suo cambiamento, ubbidendo alla
logica che un grano originario di una zona, dava generalmente maggiori
produzioni in unaltra.
Poi i due autori ripercorsero tutta la vicenda scientifica di Strampelli
fin dalla nascita della Cattedra ambulante di Rieti nel 1903, sottolineando
limportanza del suo lavoro, e affidando alle nuove razze una
importanza capitale, considerandole il fattore
primo del successo della coltura granaria.
Va detto che fin dallinizio della battaglia del grano Mussolini
si rivolse direttamente a tutte le cattedre ambulanti della penisola
chiedendo loro se, e in quale misura, sarebbe stato possibile aumentare
la produzione granaria nel loro territorio.
Una azione più rivolta a coinvolgere e mobilitare territorialmente
quelle che egli definiva le truppe della battaglia,
piuttosto che per avere un riscontro reale.
Lundici ottobre 1925 al teatro Costanzi nel corso di una premiazione
di agricoltori cosi si esprimeva:
La battaglia è semplice perché lobiettivo è
preciso. [
] Ho letto con molto interesse tutte le risposte
date dai direttori delle Cattedre ambulanti di agricoltura i quali
rispondevano alla mia precisa domanda:<< E possibile
nella vostra giurisdizione aumentare il rendimento agricolo?>>.
La risposta è stata unanime; dal monte al piano, dalle regioni
impervie alle zone fertili: dovunque è possibile aumentare
il rendimento medio per ettaro del grano. Allora, se questo è
possibile, questo deve essere fatto!
In realtà le risposte date dai direttori delle Cattedre furono
fin troppo scontate e, tranne qualcuna che appare piuttosto redatta
per compiacere al duce, rassicurandolo su un quantomai improbabile
raddoppio di produzione, le altre furono tutte accompagnate da una
lunga serie di se e di condizioni.
In effetti nessun direttore di cattedra disse che non si sarebbe
potuta aumentare la produzione nel suo territorio, ma chi avrebbe
osato farlo ricevendo quella richiesta dal duce che conteneva di
fatto già la risposta.
Ovunque si sarebbe potuta aumentare la produzione, ma solo a determinate
condizioni.
Cosi il direttore della Cattedra di Cremona rispondeva:
Cremona può produrre una maggiore quantità di
frumento ? Noi rispondiamo: si, per poi aggiungere
Tutto sta nei mezzi da mettersi in opera.
Sattin, direttore della cattedra di Venezia, rispose che di certo
la produzione sarebbe aumentata ma solo se
siano eseguite
da tutti gli agricoltori della provincia le più moderne e
razionali norme di coltivazione , e nello stesso modo rispose
Zerbini da Bologna che assicurava una sovrapproduzione di 200 mila
q.li
con lapplicazione delle norme colturali dappertutto,
cosi come Beltrami di Genova che rassicurava il duce sul possibile
aumento se però ..le norme razionali fossero applicate,
mentre quello di Mestre, Scalvetti, pose il problema del credito
agrario.
Caldaia da Casteldepiano senza mezzi termini comunicò al
duce che si sarebbe anche potuto lavorare per un aumento di produzione
..tenendo presente il concetto del tornaconto, mentre
Rozzini da Ascoli Piceno pose il problema dellimpiego delle
sementi elette e delle macchine seminatrici, e Veronesi da Civitavecchia
quello dei ..latifondisti che affittano i terreni col divieto
della semina
Chimetti da Velletri sosteneva che lunico modo di aumentare
la produzione era quello di ..obbligare i proprietari e gli
enti morali a coltivare grano nei loro terreni oggi a pascolo,
e gli fece eco Filesi da Matera che propose di estendere la coltura
del grano del 15% del territorio utilizzato in altro modo.
Molto preciso fu Beninato da Nicosia anche lui convinto che potesse
aumentarsi la produzione, ma se si attuassero programmi di credito
agrario, costruzioni stradali, impiego di concimi chimici e sementi
selezionate, e altrettanto preciso fu Alagna da Alcamo che subordinava
le possibilità di aumento produttivo ai
miglioramenti
e trasformazioni fondiarie ed ambientali", e il suo collega
di Mazara, Sammartano, rinviava gli aumenti produttivi
al
giorno in cui la campagna verrà arricchita di strade rotabili,
di pubblica sicurezza e di bonifiche, e Scavone di Terranova
suggerì di trasformare la piana di Terranova in pianura irrigua
costruendo un serbatoio montano utilizzando le acque del fiume Gela.
In altri termini più che la rassicurazione sul sicuro esito
della battaglia del grano, dalle risposte delle Cattedre ambulanti
italiane Mussolini ricevette in realtà solo un quadro dei
problemi dellagricoltura italiana, e soprattutto delle profonde
diversità tra nord e sud.
Un nord pronto ad aumentare la produzione già intensiva attraverso
lintervento pubblico in termini di migliori fertilizzanti
e razionalizzazione delle colture, e un sud arcaico ancora legato
ai problemi del latifondo, dove, come sosteneva Serpieri, qualsiasi
ipotesi di miglioramento non poteva prescindere da radicali interventi
di trasformazione fondiaria.
Insomma, le risposte dei direttori delle Cattedre ambulanti di agricoltura
sembrano tratte dai questionari dell'inchiesta Jacini e, più
che un grido di guerra, in esse ci si scorge piuttosto una richiesta
di aiuto.
Il mosaico dei problemi presentati dai direttori delle cattedre
era fin troppo noto ai membri della Commissione permanente del grano
che avviò subito i suoi lavori, e alla fine di quello stesso
mese di luglio, presentò un primo gruppo di provvedimenti
che furono subito trasformati in decreti legge.
Con il decreto 1229 del 26 luglio 1925 vennero ripristinati i dazi
doganali della tariffa generale sul frumento, sui cereali minori,
e sui prodotti derivati, mentre con un altro decreto (1258 sempre
del 26 luglio), si approvò lesenzione dal dazio doganale
e dalla tassa di vendita per il petrolio destinato ai motori agricoli.
Al fine di incrementare la propaganda e la sperimentazione agraria
furono poi elevati i finanziamenti per la cattedre ambulanti, aumentandone
il numero soprattutto al sud, e affidando loro il compito di istituire
nellarco di un decennio campi dimostrativi di almeno un ettaro
in ogni comune.
Ulteriori finanziamenti venero poi concessi alle regie stazioni
agrarie, e ai vari istituti agrari, mentre in ogni provincia venne
istituita una commissione per la propaganda granaria.
Tra questo primo pacchetto di provvedimenti figura anche il decreto
legge 1314 del 29 luglio, indirizzato alla produzione e diffusione
delle sementi elette che, come abbiamo visto, costituivano uno dei
fattori centrali su cui poggiò tutta limpalcatura della
battaglia del grano.
In seguito a tale provvedimento nacque a Rieti lAssociazione
riproduttori sementi che, come abbiamo già visto, esisteva
già come Associazione reatina sementi, ed altri sei stabilimenti
simili in Sicilia, Sardegna, Calabria, Puglia, Basilicata e Toscana
che beneficiarono di un contributo fino al 50% per le strutture
dimpianto.
Vennero poi assunti alcuni provvedimenti per il credito agrario
, per incoraggiare i dissodamenti e lelettrocoltura soprattutto
per le aree a coltura estensiva del sud, e per quelle di brughiera
da poco bonificate , mentre un altro decreto introdusse i concorsi
a premi tra gli agricoltori per la produzione frumentaria
Il 30 luglio, giorno successivo dellemanazione dellultimo
decreto del primo pacchetto elaborato dal Comitato permanente, Mussolini
parlando alle rappresentanze sindacali agricole a palazzo Chigi
, lanciò ufficialmente la battaglia del grano declamando:
Lagricoltura italiana ha forse bisogno di un ministro.
Quel ministro sono io. Ha bisogno dimezzi: li avrà
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