Le stazioni fitotecniche
Cagliari
In base a quanto era previsto dalla legge restava da realizzare
l'ultima stazione fitotecnica, quella per la Sicilia, ma le difficoltà
nell'individuare un inidoneo fondo agricolo, e quelle relative all'avvio
dell'attività negli altri due centri, fecero si che solo
nel 1924 si iniziò ad affrontare realmente il problema.
Lo si fece prima impiantando un campo sperimentale nel demanio forestale
della Ficuzza, ed avviando quindi lavori di selezione dei grani
locali, cosi come istituendo dei campi di orientamento e di prova
di diversi tipi creati a Rieti e ritenuti idonei per la Sicilia.
Nel 1925, in seguito alla proclamazione della battaglia del grano,
il Comitato permanente del grano pensò di istituire in Sicilia
una apposita Stazione di granicoltura allo scopo di studiare in
modo specifico le problematiche cerealicole dell' isola.
Si trattava delle Stazione sperimentale di granicoltura per la Sicilia
voluta da un altro grande agronomo che la diresse poi a lungo, Emanuele
De Cillis, il quale però pensava ad un istituto che si interessasse
ad ampio raggio dei problemi agricoli dellisola, tanto da
fargli ammettere nello stesso anno di costituzione, che quella denominazione
fu una vera e propria imposizione del Comitato permanente del grano.
In ogni caso impiantare in modo definitivo una stazione fitotecnica
nell'isola apparve una operazione inutile, e si pensò quindi
di traslare tale ipotesi in Sardegna dove, già dal 1925,
Strampelli aveva preso in affitto un fondo di 5 ettari dell'Opera
nazionale combattenti nel tenimento di Sanluri, e contestualmente
avviò le ricerche per lacquisizione di una idonea tenuta
idonea ad ospitare la stazione fitotecnica.
Solo nel 1928 l' istituto acquistò la tenuta di S.Gimiliano
di circa 100 ettari, e prese in affitto per 29 anni l'adiacente
fondo Su Pardu di 72 ettari di proprietà del comune di Sinnai,
nella frazione di Settimo S.Pietro in provincia di Cagliari, e su
tali fondi nacque la stazione fitotecnica sarda che nel 1931 si
accrebbe ulteriormente con l'acquisto della tenuta Tanca S.Michele
di circa 372 ettari.
Si trattava di un grande fondo pressoché abbandonato, del
quale, al momento dellacquisizione, erano coltivati appena
2-3 ettari dal guardiano per il proprio fabbisogno, mentre il resto
era affittato annualmente ai pastori.
Nella parte pianeggiante di circa 280 ettari, collocati nel territorio
comunale di Ussana, fu necessario un grosso lavoro di appoderamento
che incluse la realizzazione di circa 20 Km di strade poderali e
interpoderali, 36 Km di canali di bonifica, 12 pozzi, 8 Km di siepi
di fichi dIndia, e la costruzione di sette case coloniche,
un mulino, un forno e una chiesa.
In tal modo si cercò di stabilizzare le famiglie coloniche
sui fondi, dimensione questa pressochè sconosciuta in Sardegna
dove dominava laccentramento della popolazione nei centri.
Loperazione andò comunque in porto, e lazienda
venne divisa in otto poderi di circa 30 ettari ciascuno in ognuno
dei quali si insediò una famiglia di 8-10 persone.
La stazione fitotecnica venne utilizzata per la moltiplicazione
delle sementi idonee all' area sarda, mentre la sede fu collocata
negli edifici esistenti nella tenuta di S.Gimiliano, dove venne
impiantato il campo sperimentale vero e proprio.
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