La nascita dellistituto nazionale
di genetica per la cerealicoltura
Nel periodo del primo conflitto mondiale Strampelli lavorò
soprattutto sulla barbabietola, ed in modo particolare alla produzione
di seme che, a causa della guerra, era pressoché impossibile
importare dallestero.
In realtà Strampelli aveva iniziato a lavorare sulle barbabietole
fin dal 1908, ne daltra parte poteva essere altrimenti, vista
la presenza dello zuccherificio a Rieti, e il ruolo svolto da Emilio
Maraini che laveva fondato, allinterno della Stazione
sperimentale di granicoltura.
Non era però un settore di ricerca che interessasse più
di tanto Strampelli, tanto che nel 1921 egli consegnò alla
Società italiana per la produzione dello zucchero indigeno
i materiali dei suoi studi affidandoli ad altri che volessero proseguirli.
Ora, scriveva Strampelli,
che la ragione del mio lavoro
cessa, do qui sotto descrizione del metodo di selezione da me adottato
e che chiamo genealogico-metodico. , e più oltre,
consegno
allo zuccherificio di Rieti il materiale di selezione ancora da
me posseduto e ne do qui sotto le indicazioni perché possa
essere utilizzato da chi volesse proseguire il mio lavoro
Strampelli era tornato a concentrarsi sui suoi grani, ma contestualmente
anche ad una ulteriore evoluzione dellistituto da lui diretto.
Anche la dimensione di stazione sperimentale gli stava ormai stretta,
ed egli cominciò a pensare ad istituto di reale dimensione
nazionale.
Se egli nel corso della sua carriera riuscì ad ottenere gran
parte di quello che chiedeva al competente ministero, va detto che
non sempre trovò le porte aperte, ed anzi dovette più
volte mettere in discussione linterezza del suo lavoro, e
minacciare anche di abbandonarlo, pur di raggiungere i suoi scopi.
Questo è puntualmente accaduto ad ogni passaggio di questa
vicenda scientifica, fin dalla sua nascita nel 1903, quando Strampelli
rimase a Rieti solo grazie allintervento del principe Potenziani
che gli concesse i primi terreni su cui iniziare le sue sperimentazioni.
E lo stesso accadde nel 1910 quando dovette insistere in più
di una occasione con il ministro affinché listituto
reatino si potesse dotare di fondi agricoli stabili, e la stessa
cosa accadde quando Strampelli iniziò a pensare allIstituto
nazionale di genetica per la cerealicoltura, chiedendo ulteriori
investimenti da parte ministeriale sul suo lavoro.
Iniziò a farlo fin dal 1917, quando percepì che quanto
aveva creato si muoveva dentro un orizzonte troppo stretto rispetto
alla potenzialità dei risultati.
Nel 1917 egli aveva intenzione di avviare la moltiplicazione su
larga scala di quattro nuovi frumenti pensati per l'area meridionale,
e per una varietà di orzo, ma per far ciò era necessario
un fondo agricolo di grandi dimensioni.
Strampelli presentò tale ipotesi nel corso della riunione
del consiglio di amministrazione del 30 luglio 1917 presieduta da
Carlo Shanzer, e alla quale partecipò solo Giuseppe Cuboni
in quanto il principe Potenziani era assente per motivi militari.
Il consiglio di amministrazione approvò la proposta, e immediatamente
venne richiesto un adeguato finanziamento al ministero, mentre Strampelli
avrebbe dovuto individuare un fondo agricolo adatto allo scopo.
Il fondo venne individuato, ma dal ministero non arrivava una risposta
in proposito per le difficoltà sollevate dal direttore generale
che riteneva eccessivo l'investimento che si stava facendo verso
l'istituto reatino.
A tale vicenda va collegata la minuta di lettera con la quale Strampelli
minacciava di dimettersi in seguito ad un litigio, probabilmente
proprio con lo stesso direttore generale del Ministero di agricoltura.
Nella lettera Strampelli scrive:
Egregio Sig. Commendatore, La sua scomposta esasperazione
per la decisione mia di correre a rassegnare le dimissioni al
Ministro, mi fece intuire subito a quale brutta figura verso il
Ministro stesso e verso il Paese, io la esponevo, e , vile mai,
per non dovere esporre le ragioni che mi inducevano a tal passo
desistei sul momento dal dare esecuzione alla mia decisione. E
ciò le significai subito aggiungendo anche che il suo trattamento
mi addolorava maggiormente per la stima e devozione che ho per
Lei, la cui gentilezza per me era stata ordinariamente tanto lusinghiera
da ritenersi affettuosa. Dato però che Ella non sa contenere
gli irritabili nervi quando peroro nellinteresse della mia
Stazione e chieggo i mezzi che permettono di ritrarre dai miei
lavori il maggiore utile a favore delleconomia nazionale,
il mio pensiero resterebbe sempre che la migliore soluzione tra
lei e la mia dignità dovrebbe essere quella di lasciare
la mia Stazione. E se non mando le mie dimissioni come dissi avrei
fatto, non è per incostanza di pensiero, ma per quei sentimenti
altruistici e per quella bontà danimo che costantemente
albergano in me.Dimettendomi e non volendo esporre le ragioni
determinanti quale figura poco simpatica farei io agli occhi del
Paese? I maligni e non maligni non avrebbero forse il diritto
di dire che cedendo alle lusinghe ed al miraggio di maggiori guadagni
non ho avuto ritegno di farmi parricida? Quindi lealmente non
mando le dimissioni tantopiù che ella mi ha dichiarato
di rimandarmele indietro ed io sento sin dora lanimo
mio incapace di resistere alle esortazioni di ritiro, che indubbiamente
mi verrebbero rivolte. Si finirebbe in una commedia poco seria
per me, e per quanto io mantenessi il segreto, pure la vera causa
determinante trapelerebbe nel Ministero, ove non mancano i testimoni
alla incresciosa scena che io cerco di far passare al più
presto possibile nel dimenticatoio. E inteso però
che i miei rapporti con Lei, se Ella crede, resteranno di sincera
e affettuosa cordialità, e da parte mia questa è
innegabile prova, ma di interessi del mio ufficio
non mi
permetterò più intrattenerla che con lettere ufficiali
Alla fine Strampelli ottenne un finanziamento straordinario di
40.000 lire, ma l'inconveniente provocò un notevole ritardo
tanto che il proprietario del fondo posto nell'agro foggiano lo
aveva nel frattempo affittato ad altri, e ciò costrinse Strampelli
ad un' altra affannosa ricerca che si concluse con lindividuazione
del fondo di proprietà della famiglia Toda di 180 ettari
nel quale riunire, insieme al campo di moltiplicazione anche quello
sperimentale affittato dalla famiglia Abruzzese per il quale, a
causa di alcuni vizi di forma, si era annullato il contratto .89
Ma Strampelli voleva andare ancora oltre, e l' ulteriore tappa della
sua avventura scientifica fu lIstituto nazionale di genetica
per la cerealicoltura.
Fin da allora si è sempre ritenuto che la nascita di questo
istituto fosse da accreditarsi a una sorta di azione dell' alta
burocrazia interna al Ministero dell'Agricoltura, o addirittura
ad una volontà strategica del governo centrale che, per sprovincializzarla,
operò per traslare a Roma la straordinaria esperienza scientifica
di Nazareno Strampelli e dellistituto reatino.
In realtà chi pensò alla nascita di questo istituto
fu proprio Strampelli, e lo face in tutto segreto, senza far trapelare
nulla nellambiente reatino del quale era sempre timoroso.
Lo testimoniano una serie di appunti manoscritti dello stesso Strampelli
nei quali viene ipotizzata la nascita di un istituto, che egli chiamò
prima Istituto sperimentale di cerealicoltura, poi Istituto
di genetica vegetale, che sembrava la definizione da lui definitivamente
scelta visto che la utilizzò in una relazione dattiloscritta
nella quale presentava la strutturazione dellistituto con
i suoi scopi, personale, necessità finanziarie ecc., e quindi
Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura
che fu la denominazione infine scelta.
In un appunto a matita sembra stendere i presupposti epistemologici
del nuovo istituto:
La guerra ci ha dimostrato che lagricoltura è la
fonte prima di ricchezza nazionale. Ogni nazione attinge da essa
la sua potenzialità economica . Cose [...] che sanno di
stantio ma che pure devono essere di ammaestramento ai nostri
governanti. Poco, molto poco si è fatto. Molte speranze,
molte promesse, molte idee belle. Ma queste speranze, queste promesse,
prenderanno forma [
] La Pace porterà una riforma
radicale nelle cose mentre saranno meglio avviate soluzioni per
avere una agricoltura veramente progredita, veramente restauratrice
di finanze ed energie nazionali ?
E confortante vedere come tale problema sia preoccupazione
di tutti, dagli uomini di governo agli agricoltori pratici, tutti
si studiano ad aumentare la produzione frumentaria. Ed è
anche confortante notare come in questi ultimi anni molto si è
progredito, specialmente per opera delle b.te Cattedre am. Di
agr. Alle quali si deve la diffusione di molti fattori di fertilità
e particolarmente delle razionali applicazioni dei concimi chimici,
delle regolari rotazioni, delle migliori lav. Del terreno. Frumenti
rispondenti nei vari climi e vari terreni alle nuove esigenze
colturali.
In un altro parla esplicitamente del superamento del Rieti originario.
e della necessità di nuovi frumenti da creare attraverso
la manipolazione genetica, ed in unaltro ancora, introduce
una ipotesi che contestualizzata in quel periodo è decisamente
illuminante.
Strampelli scrive che i risultati fino ad allora ottenuti avrebbero
consentito di
arrivare a fare scomparire le importazioni di frumento,
specialmente poi se potremo avere varietà di frumenti rispondenti
alle nuove esigenze coltura ed alle svariate condizioni del nostro
clima 91
Ed era proprio questo lo scopo principale dell Istituto
Nazionale di Genetica Vegetale, che troviamo progettato in
una relazione della quale abbiamo individuato due copie, una delle
quali con varie correzioni a penna.
Lo scopo dellistituto, si legge nella relazione,
deve
essere essenzialmente pratico e cioè quello della ricerca
e creazione di nuove varietà delle principali piante coltivate,
che, meglio di quelle sino ad ora esistenti, sappiano resistere
ai parassiti crittogamici ed alle avversità meteoriche e
diano produzioni maggiormente elevate e qualità di prodotti
più rispondenti alle esigenze dei consumatori. 92
Per ascendere ad una dimensione davvero nazionale, Strampelli pensava
quindi di allargare il campo di azione dellistituto non ritenendo
che la sola granicoltura potesse giustificare un tale salto di qualità
dellistituto da lui diretto.
Cosi lIstituto di genetica vegetale si sarebbe dovuto occupare
in primo luogo del frumento, ma anche di tutte le altre specie coltivate,
organizzando il lavoro in sei sezioni: frumento e cereali minori,
leguminose da seme e piante ortensi, altre piante sarchiate non
leguminose come granoturco, piante da tiglia tessile ecc., foraggiere
in genere ed in speciale foraggiere leguminose, piante legnose da
frutta, piante da fiori, da ornamento e medicinali.
Ognuna di esse doveva essere guidata da un genetista coadiuvato
da vari assistenti, mentre il laboratorio chimico sarebbe stato
comune per tutte le sezioni, il tutto coordinato da un direttore
che avrebbe potuto anche guidare contestualmente uno dei settori
dellistituto.
E evidente che Strampelli pensava ad una struttura nella quale
traslare ad ogni altra specie vegetale il suo metodo di lavoro,
ma che gli consentisse di proseguire i suoi studi, continuando a
curare la sezione dedicata specificatamente alla granicoltura.
La struttura amministrativa sarebbe stata quella di un ente autonomo
con un comitato amministrativo, e tra le figure professionali previste
cera quella di un segretario generale amministrativo, coadiuvato
da segretari contabili che avrebbero eliminato ogni tipo di incombenza
burocratica al direttore e ai vari ricercatori che curavano le diverse
sezioni.
Complessivamente lorganico previsto era di 27 persone per
il personale scientifico, e 21 per quello amministrativo, includendo
in questo anche inservienti, uscieri bidelli e guardiani dei campi,
per una spesa complessive di 148.800 lire annue.
Le dotazioni annue per le singole sezioni sarebbero state di 25000
lire per la II-III-IV, di 30000 per la V, di 20000 per la VI, mentre
per quella relativa al frumento la cifra sarebbe stata di 50000
lire, oltre al ricavo della vendita dei prodotti dei campi sperimentali.
Un simile istituto prosegue la relazione ..non potrà
sorgere tutto dun tratto, è necessario abbia uno sviluppo
graduale perché si possa aver modo e mezzi per limpianto
dei laboratori, dei gabinetti , delle serre, dei campi e per la
formazione delle collezioni specialmente viventi, tanto indispensabili
onde i genetisti abbiamo il materiale occorrente ai loro studi e
possano aver contemporaneamente la conoscenza di tutte le varietà
esistenti, molto opportuna per non sfondare delle porte aperte.
Lo sviluppo graduale è necessario anche per creare un personale
tecnico che abbia veramente spiccate attitudini per gli studi genetici
Inoltre le diverse sezioni non sarebbero partite insieme, ma
a
seconda della loro importanza rispetto alleconomia nazionale
E di conseguenza
si dovrebbe incominciare con lutilizzare
il più largamente possibile il materiale genetico ottenuto
dalla Stazione di Rieti, e siccome la parte più importante
di tal materiale è quella che riguarda il frumento (sono
parecchie decine di migliaia di nuove varietà create) si
dovrebbero istituire dei grandi campi regionali di orientamento
e di saggio dei numerosi nuovi frumenti della detta Stazione per
ricercare fra essi le varietà più rispondenti alla
varie regioni italiane più marcatamente dissimili fra loro
per clima e terreni
In questa prima ipotesi listituto avrebbe dovuto
avere
sede principale nella pianura di Rieti da cui sarebbero dipese
le diverse sezioni della penisola.
Ma su questo punto Strampelli è incerto. Negli appunti che
abbiamo rintracciato, si trovano varie ipotesi, come uno schema
degli articoli di legge nel quale si legge come Sulla base
della Regia Stazione Sperimentale di granicoltura di Rieti, è
fondato in Roma un Istituto nazionale di Genetica per la Cerealicoltura.
In un altro si parla dellistituzione in Roma del nuovo
istituto, mentre la Stazione di granicoltura di Rieti sarebbe
stata
il principale ambiente di lavoro genetico
94, in un altro ancora Rieti si sarebbe trasformata in una semplice
stazione fitotecnica.
Insomma, il ruolo dellistituto reatino in relazione alla nascita
dellistituto romano, era in tutta evidenza ciò che
maggiormente preoccupava Strampelli.
In ogni caso nella redazione finale della prima ipotesi dellIstituto
nazionale di genetica vegetale, Strampelli pensava di trasformare
listituto reatino in un istituto nazionale, e per accedere
a tale dimensione, avrebbe dovuto interessarsi anche ad altro, ma
privilegiando sempre la granicoltura come terreno di ricerca a lui
caro.
Lo testimonia il riparto dei finanziamenti previsti che per la sezione
dei frumenti era il doppio rispetto alle altre, cosi come la priorità
di impianto, fino al punto da far pensare che quello potesse essere
un quadro progettuale dinsieme da realizzarsi semmai in una
prospettiva lunga, mentre nellimmediato si sarebbe concretizzato
solo per la granicoltura.
Daltra parte il passaggio della relazione che ipotizza la
nascita delle sezioni in funzione degli interessi del Paese lascia
pochi dubbi in proposito.
Ancor più certa è la progettazione di Strampelli dellIstituto
nazionale di genetica per la cerealicoltura, in un altro documento,
anche questo rimasto fino ad ora ignoto.
Si tratta di una lettera, del 25 febbraio 1919 indirizzata al fratello
di Carlo Schanzer , al tempo ministro del tesoro del governo Nitti,
il quale era stato membro del comitato amministrativo della Stazione
sperimentale di granicoltura di Rieti fin dal 1911 in rappresentanza
del Ministero di agricoltura
A lui Strampelli confida in primo luogo i risultati del suo lavoro
scientifico di Rieti che in massima parte teneva segreti:
Non le parlo ne dei lavori di Foggia ne di Leonessa poiché
i risultati di essi vanno utilizzati in ambienti ove il commercio
di grano da seme di Rieti non ha avuto mai e non avrà mai
alcun mercato.
Le parlo invece dei miei lavori genetici di Rieti scopo dei quali
è la ricerca di varietà di cereali rispondenti alle
esigenze delle nuove condizioni colturali dell' I (Italia ) c.
(centrale ) e s. (settentrionale).
Con tali lavori (genetici) a Rieti ho creato alcune centinaia
di nuovi frumenti fra i quali ve ne sono parecchie diecine interessantissimi.
Di questi ne ho pubblicato e distribuito uno solo il Carlotta
Strampelli siccome è quello che presenta la massima adattabilità
per l'Italia centrale e settentrionale volendo anche con esso
dare alla pianura reatina il grano che potesse sostituire nelle
coltivazioni locali e nel commercio da semente il vecchio Rieti
non più rispondente nella aumentata fertilità delle
terre , ove specialmente le benemerite cattedre hanno largamente
diffuse regionali rotazioni e concimazioni e migliorate le lavorazioni
del suolo.
Gli altri frumenti molto interessanti, non potendoli moltiplicare
a Rieti, ove è indispensabile mantenere un unico tipo per
evitare le inquinazioni, qui più facili che altrove date
le frequenti alluvioni non li ho nemmeno pubblicati, facendo cosi
anche sacrificio del mio amor proprio.
Poi arriva a spiegare il motivo del perché del suo segreto:
Pubblicandoli avrei poi dovuto moltiplicarli altrove, e dove
li avrei moltiplicati sarebbero sorti altrettanti centri di concorrenza
per Rieti nel commercio di grano da seme.
Ciò però non valse a non farmi odiare dai reatini,
i quali mi accusarono di aver creato un grano che distruggerà
il loro commercio, poiché essendo esso fisso, gli agricoltori
estrareatini non avranno più in avvenire la necessità
di tornare ogni 2 o 3 anni, come solevano nel passato, ad acquistare
la semente originale a Rieti.
Qui Strampelli fa riferimento alla spaccatura che era avvenuta
all'interno della Unione produttori grano da Seme che in gran parte
preferirono tornare alla vecchia produzione del Rieti Originario,
espellendo in qualche modo Strampelli dall'Unione, l'istituzione
che egli stesso aveva creato.
Tornando alla lettera Strampelli manifestò poi la grande
convinzione che aveva dei risultati del suo lavoro:
Il frumento C.S (Carlotta Strampelli) nell'Italia cent. e sett.
ha saputo superare tutte le altre varietà postegli a confronto
ma ciò non dimostra che tra gli altri miei grani non vi
siano quelli che per le singole contrade della stessa It. c. (centrale)
e sett. possano rispondere anche molto meglio del C.S.
Anzi io ho ragione per poter affermare che con la utilizzazione
del copioso materiale genetico di cui dispongo, potrei in tempo
molto breve, dare ad ogni contrada il frumento ad essa più
adatto.
Poi arrivò alla proposta che era appunto quella di un nuovo
istituto nazionale di genetica agraria tramite il quale poter razionalizzare
al massimo la granicoltura Italiana e mondiale:
Ma se io ciò facessi di mia iniziativa, l'odio reatino
diverrebbe sommamente grave.
Ella che ha mente e cuore comprende quindi che perché io
possa essere utile al mio Paese quanto vorrei e potrei è
necessario che io sia posto in condizione di poter svolgere l'opera
mia senza alcuna pastoia.
Troverà perciò anche giusto l'espresso mio desiderio
di togliere quel carattere regionale che attualmente ha questa
istituzione nel suo nome di Stazione sp. di gr. di Rieti.
Carattere regionale che inoltre attualmente ci procura anche diffidenza
ed antipatia da parte degli altri centri produttori di grani da
seme in antagonismo con Rieti mentre noi desideriamo niente di
meglio che esser liberi di fare risentire anche a tali centri
i benefici dell'opera nostra.
Ecco perché io mi permetto di proporre che con il denaro
che il nostro ministero mercé il suo interessamento ha
ottenuto dal ministero del tesoro retto dall'illustre suo fratello
si voglia istituire un istituto centrale di cerealicoltura sperimentale
con sede a Roma.
A tale Istituto secondo me dovrebbero essere annesse
a) delle stazioni di ricerche e di sperimentazione (nel numero
richiesto dall'opportunità dei lavori) fra le quali principalmente
quella di Rieti ambiente mirabilmente adatto alla creazione del
materiale genetico per l'Italia centrale e settentrionale.
Altri ambienti di lavoro potrebbero essere Foggia, la Sicilia,
la Sardegna.
b) Campi regionali o territoriali di orientamento da istituirsi
con la cooperazione di tutte le istituzioni agrarie del Regno
c) Campi di moltiplicazione con uffici di distribuzione delle
sementi (fra questi non dovrebbero mancare quelli della valle
del Po e di alcune speciali località della Toscana)
Presso la sede centrale di Roma sarebbe opportuno che oltre i
campo sperimentale e quello di moltiplicazione converrebbe istituire
il museo genetico affinché tanto materiale possa esser
facilmente conosciuto, apprezzato e consultato da italiani e stranieri.
Questo a grandi linee.
Io desidererei rimanere sempre il direttore della Stazione di
Rieti ed avere l'incarico (gratuito ) perché a me basta
mi sia data la possibilità di raggiungere l'immensa soddisfazione
di rendere un grande servizio al mio Paese della direzione dell'Istituto
Centrale.
Era talmente forte la sicurezza di Strampelli di raggiungere i
risultati che nel concludere la lettera si espresse nel seguente
modo:
Garantisco in modo assoluto che cosi riuscirò e riuscirò
indubbiamente a dare ad ogni regione il grano o i grani più
rispondenti ai vari climi, alla varia natura e giacitura dei terreni.
(Non si potrebbe fissare che non riuscendo sarò condannato
per sperpero di pubblico denaro?)
Quindi cè una profonda modificazione tra la prima e
la seconda impostazione che Strampelli voleva dare allIstituto
nazionale di genetica perla cerealicoltura.
E facile intuire i motivi della inaccettabilità della
prima ipotesi,chiaramente incentrata sulla base del dualismo scientifico
dellibridazione e della selezione, polemica che Strampelli
intratteneva, e continuerà ad intrattenne a lungo, con Franceso
Todaro.
Rinchiudere la sperimentazione agraria complessiva nella sfera dellibridismo
professato da Strampelli, avrebbe comportato una scelta di campo
da parte del governo eccessivamente radicale che per altro non gli
competeva fare.
Per altro Francesco Todaro, senatore del Regno, e massimo fautore
del metodo della selezione, aveva uguali e forse maggiori agganci
allinterno dellapparato di governo, tanto che lanno
successivo a quello della nascita dellistituto di genetica,
nacque a Bologna LIstituto di allevamento vegetale per la
cerealicoltura, ideato proprio da Francesco Todaro,e strettamente
legato allIstituto superiore agrario di Bologna
Esistevano poi già altri istituti dedicati alle coltivazioni
che Strampelli aveva incluso nel suo progetto come La Stazione sperimentale
di risicoltura di Vercelli nata nel 1908, quella di frutticoltura
e agrumicoltura di Acireale del 1907, ed erano già state
pensate, e sarebbero nate da li a poco, la Stazione sperimentale
di maiscoltura di Bergamo, nata nel 1920 e la stazione sperimentale
di viticoltura e enologia di Conegliano del 1923.
Più logica, e priva di evidenti scelte di campo, apparve
la seconda ipotesi presentata da Strampelli, e cosi nel 1919 nacque
ufficialmente a Roma lIstituto nazionale di genetica per la
cerealicoltura 97 il cui funzionamento finanziario venne assicurato
dai fondi derivati dalle detrazioni di 30 centesimi per ogni quintale
di frumento, granoturco, avena, orzo e segale, requisiti, o comunque
acquistati dallo stato, nellanno agrario 1919, operazione
questa prevista dal decreto luogotenenziale del 18 marzo 1919 n.521.
Tali fondi, specificatamente destinati al miglioramento della cerealicoltura,
ammontarono a 4.800.000, lire 4/5 dei quali vennero appunto impiegati
per la nascita dellistituto pensato da Strampelli.
Qualche imbarazzo Strampelli deve averlo avuto proprio con il principe
Potenziani che nella seduta del consiglio di amministrazione del
13 febbraio 1920 aveva manifestato perplessità sulle modalità
di fondazione del nuovo organismo.
Egli pensava che sarebbe stato il centro di Rieti ad essere elevato
a rango di istituto nazionale, ed invece c'era il serio pericolo
che questo sarebbe passato in subordine rispetto a quello romano.
Potenziani propose anche di inviare una lettera di protesta al ministro
di agricoltura, impegno questo che si assunse lo stesso Cuboni,
mentre Strampelli, al quale come abbiamo visto si deve pressoché
totalmente la progettazione dell'istituto, non intervenne per nulla
sulla questione.
I compiti del nuovo organismo vennero specificati nellarticolo
1 del decreto istitutivo che affidava la
ricerca e lassegnazione
delle varietà di cereali più adatte ai vari territori
italiani.
Lo stato giuridico fu quello di ente morale autonomo che operava
sotto la vigilanza del Ministero dellagricoltura, il quale
nominava una proprio rappresentante, in qualità di presidente,
allinterno del Consiglio di amministrazione composto da sette
membri, e del quale facevano parte i direttori delle stazioni di
patologia vegetale e di quella chimico-agraria di Roma , dallincaricato
di botanica generale delluniversità di Roma, due possidenti
agrari indicati dal Ministero di agricoltura e, ovviamente, dal
direttore dello stesso istituto.
Va detto che il capitale iniziale con il quale iniziò a funzionare
listituto fu di circa 10 milioni in quanto al primo finanziamento
si andò ad aggiungere la somma complessiva del prelievo di
50 centesimi a quintale sulla requisizione dei cereali per lanno
1920 che fruttò limporto di 5.700.000 lire.
Sempre lart.1 previde la creazione delle stazioni fitogeniche
con relativi campi sperimentali e di moltiplicazione iniziale di
Foggia, Palermo e di quella di Roma, annessa allistituto stesso.
Si previde inoltre listituzione di campi regionali di orientamento
e di prova presso i vari istituti agrari del Regno, mentre altri
campi di moltiplicazione si sarebbero dovuti affidare alle scuole
pratiche e speciali di agricoltura su cui sarebbero gravati anche
i campi di conservazione di purezza delle sementi e i relativi uffici
di distribuzione.
Nella sede dellistituto sarebbe poi stato istituito un museo
genetico cosi come aveva più volte ipotizzato Strampelli.
Non chiara era la situazione tra listituto di Rieti e quello
di Roma, problema questo che, come abbiamo visto, aveva fortemente
condizionato il lavoro progettuale di Nazareno Strampelli.
La legge si limitò a dire che Lazione tecnica
della R.Stazione Sperimentale di Granicoltura di Rieti è
coordinata a quella dellIstituto. (art.1)
In cosa consistesse tale coordinamento non fu detto, e la situazione
restò equivoca a lungo.
A trovare una soluzione compatibile tra le esigenze del nuovo organismo
romano con quelle dellistituto storico reatino, ci provo,
senza ottenere risultati, il conte Orsolini Cencelli.
Ai problemi diplomatici di supremazia di immagine di un istituto
sullaltro, si aggiungeva il fatto della diversità giuridica
dei due istituti, sia per costituzione che per ordinamento.
Listituto reatino era infatti un organismo a totale dipendenza
statale, quindi con un patrimonio demaniale e personale assoggettato
al regime dei dipendenti dello stato, a differenza dellIstituto
nazionale di genetica che era un ente morale, sottoposto alla vigilanza
del Ministero di agricoltura, ma con un proprio patrimonio e una
gestione del tutto autonoma, a cominciare da quella del personale.
Il percorso che si pensò di seguire fu quello della fusione
dei due istituti, ma le difficoltà non erano poche in quanto
o si sarebbe dovuto sopprimere listituto romano e incorporare
il suo patrimonio e attività allinterno di quello di
Rieti elevandolo poi a istituto nazionale, o, viceversa, si sarebbe
dovuto sopprimere questultimo ed inglobarlo in quello di Roma
che si sarebbe dovuto però regificare, o, soluzione ancor
più, complessa, mantenere il suo carattere di ente morale
autonomo, ma formando un consorzio tra stato ed altri enti per la
sua gestione.
Questultima soluzione avrebbe penalizzato fortemente listituto
reatino che si sarebbe strutturato come una delle tante stazioni
fitotecniche alle dipendenze di quello romano
La soluzione escogitata, probabilmente un po pasticciata sul
piano formale, ma di certo fruttuosa su quello operativo, fu quella
di lasciare invariato il regime giuridico dei due enti, ma di arrivare
ad un pieno coordinamento della loro attività attraverso
la fusione dei due consigli di amministrazione, e la nomina di un
unico direttore scientifico per entrambi.
Con un apposito regio decreto, il n.379 del 11 febbraio 1926, si
sancì la fusione virtuale dei due istituti, ponendoli sotto
un unico consiglio di amministrazione ed una unica direzione, mentre
entrambi avrebbero conservato la propria autonomia di gestione dei
patrimoni, con bilanci separati.
Il nuovo comune consiglio di amministrazione sarebbe stato composto
da un rappresentante del governo, nominato con decreto del Ministro
per leconomia nazionale che lavrebbe presieduto, da
un delegato del comune di Rieti, oltre ai direttori delle stazioni
di chimica agraria e di patologia vegetale di Roma, del direttore
dellistituto botanico delluniversità di Roma,
e da un esperto agricoltore designato dal Ministero
per leconomia nazionale.
La sede dell'Istituto nazionale di genetica per la cerealicoltura
dopo essere stata ospitata prima nei locali del Ministero di agricoltura,
poi in quelli dell'Istituto sperimentale zootecnico, ed infine in
uno stabile a Porta Pia , potette beneficiare dal 1930 di una apposita
struttura costruita sulla via Cassia, vicina alla tenuta dellInviolatella.
I lavori di edificazione, realizzati in base al progetto redatto
ing. conte Stefano Gentiloni Silvery, iniziarono verso la fine del
1927, e già il 2 gennaio 1930 lIstituto iniziò
il trasferimento degli uffici e dei laboratori..
Si trattava di una palazzina di due piani con varie cubature annesse,
decisamente adeguata al suo scopo, sulla quale il regime, in pieno
contesto della battaglia del grano, non lesinò a spese.
Al pianterreno del fabbricato centrale cera il laboratorio
chimico con annessi i locali per le apparecchiature, cosi come il
laboratorio tecnologico con il molino e il forno sperimentali.
Sullo stesso piano era stato ubicato il museo del pane che raccoglieva
forme e qualità provenienti da ogni parte del mondo.
Al primo piano si trovavano la presidenza, la direzione, la sala
riunioni del consiglio di amministrazione, larchivio e i vari
uffici di segreteria e contabilità, oltre ad una sala congressi
dotata di schermo per proiezioni.
Adiacenti al suo ufficio, Strampelli volle che fossero annessi piccoli
laboratori di chimica, microscopia e fotografia.
Nella parte posteriore del fabbricato si trovavano il laboratorio
di microscopia e quello di biologia e elettrogenetica, divisi tra
loro dalla biblioteca.
Adiacente alledificio principale si trovava la struttura dove
erano stati ubicati il molino, il pastificio e il panificio dimostrativi.
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