Strampelli e le strutture per la diffusione
dei suoi grani
La tenuta S.Pastore rappresentò la base per la nascita
a Rieti dell'Associazione riproduttori sementi, la cui originaria
denominazione fu quella di Associazione reatina sementi.
Già nel 1905 Strampelli aveva intuito l'importanza di un
coordinamento nella commercializzazione dei suoi grani.
Al tempo la preoccupazione principale era quella delle continue
frodi cui era soggetto il Rieti originario che avevano causato anche
una drastica riduzione delle richieste, ed egli aveva stimolato
la nascita dell'Unione produttori grano da seme allo scopo di rilanciare
sul mercato nazionale la commercializzazione del prodotto, ma, probabilmente,
anche con l'idea di utilizzare successivamente tale struttura per
diffondere i suoi grani.
Una operazione difficile, che andava a contrastare con i particolarismi
dai quali i proprietari dellagro reatino sembravano non riuscire
a liberarsi, tanto da fargli scrivere al Ministro di agricoltura
che il suo progetto di disciplinare detto commercio,
onde affrontare il problema del discredito rispetto alla genuinità
dorigine del prodotto venduto su questa piazza, incontrava
ostacoli attualmente insormontabili, per il fatto che molti
si sentono lesi ,e non lievemente nei loro interessi.
L'occasione si ebbe nel 1914 quando Strampelli presentò il
suo frumento Carlotta che venne subito adottato dal principe Potenziani
nelle sue tenute della valle reatina.
I risultati furono sorprendenti. Nella tenuta S.Pastore il Carlotta
produsse un incremento di produzione di 2,40 q.li per ettaro, in
quella delle Comunali l'incremento fu addirittura di 8,4 q.li, nel
podere di S.Mauro 7,32 q.li e cosi via, con una media di accrescimento
produttivo calcolata in 5,41 q.li per ettaro.
L'anno successivo l' Unione, presieduta dallo stesso principe Potenziani,
decise di affiancare alla vendita del Rieti originario anche quella
del Carlotta Strampelli che ebbe un successo straordinario in tutta
la penisola. 117
Negli anni seguenti iniziarono a crescere le richieste del Carlotta,
considerato una sorta di grano miracoloso, e diminuirono progressivamente
quelle del Rieti originario.
Solo alcuni proprietari reatini, a cominciare dai Potenziani, intuirono
che era tempo di modificare l'assetto delle produzioni dei loro
fondi, e iniziarono a produrre esclusivamente il Carlotta, immettendolo
poi nel mercato nazionale e ottenendone elevati riscontri economici.
La maggioranza dei proprietari rimase ancorata alla produzione del
Rieti originario e, facendo leva su una lieve flessione delle richieste
del nuovo frumento, dovuta al fatto che se ne fece un utilizzo esagerato,
anche in zone non idonee, iniziarono a ritenere che il lavoro di
Strampelli avrebbe prodotto progressivi danni all'economia reatina.
Nel 1923 si arrivò ad una vera e propria spaccatura interna
all'Unione produttori grano da seme, fino al punto da estromettere
Strampelli e tutti coloro che avrebbero coltivato i suoi grani.
Quindi, proprio quando i grani Strampelli si stavano affermando
in Italia, la maggioranza dei proprietari terrieri del reatino decise
di rimanere ancorata al prodotto da sempre utilizzato, e votarono
la trasformazione della denominazione dell'associazione in Unione
produttori grano da seme Rieti originario, segnandone in modo inequivocabile
il campo di azione, tanto che da essa erano esclusi aprioristicamente
tutti gli agricoltori che non avessero scelto di coltivare esclusivamente
il Rieti originario.
In una nota sulla pubblicazione La Regione Sabina, lUnione
sostenne con spirito chiaramente polemico con la Cattedra sperimentale:
che "Il Rieti originario è il più antico grano
da seme, e, nonostante le novità di questi ultimi anni, resta
e resterà sempre vittorio-so per la sua resistenza alla ruggine".
Il principe Potenziani, che al tempo la presiedeva , insieme a pochi
altri proprietari, uscì dall'Unione per fondare, insieme
a Corrado Peroni, e sotto la guida di Nazareno Strampelli l'Associazione
Reatina Sementi legalmente costituita l' otto giugno 1924.
A presiederla fu ancora una volta il principe Potenziani, mentre
la direzione tecnica fu affidata a Bernardino Giovannelli, vicedirettore
della Stazione sperimentale di granicoltura, e più stretto
collaboratore di Nazareno Strampelli.
Con la concessione dell'esclusiva della produzione fatta dalla Stazione
all'ARS, il connubio tra i due organismi fu completo, e Strampelli
riuscì finalmente avere a disposizione una struttura attraverso
la quale controllare direttamente il processo di moltiplicazione
e distribuzione dei suoi frumenti.
Il riscontro nazionale fu enorme, tanto che nel 1925 l'ARS riuscì
a smerciare la totalità dei grani Strampelli prodotti, 2752
quintali, a fronte una richiesta complessiva che superava i diecimila
quintali.
Nel contesto della battaglia del grano venne emanato un decreto
legge (d.l 3-1-1926) che stimolava la nascita consorzi e associazioni
per la produzione e distribuzione di sementi elette.
I contributi concessi erano notevoli, fino al 50 per cento delle
spese di impianto, compresi i fabbricati necessari, ma tale provvedimento
riguardava esclusivamente le strutture di nuova costituzione, e
quindi l'Associazione reatina sementi, nata appena due anni prima,
ne rimaneva esclusa.
L' unica possibilità era quella di sciogliere l'associazione
e costituirne una nuova, cosa che avvenne nel febbraio 1926 quando
nacque L'Associazione riproduttori sementi, che conservava la stessa
sigla, ARS del precedente ente.
Subito dopo si tentò di ricucire i rapporti tra il nuovo
organismo e l'Unione produttori grano da seme Rieti originario,
ma all' inizio senza successo, tanto che ad una ventilata ipotesi
di fusione, lUnione diramò una circolare ai propri
soci che aveva il sapore di un vero e proprio anatema.
Nessuno avrebbe dovuto allacciare rapporti con i rappresentati dell'ARS,
che agivano in "sleale concorrenza", pena l'espulsione
dall'associazione.
Mario Marcucci, podestà di Rieti indisse nel giugno 1926
una riunione tra tutti i proprietari dell'agro reatino che segnò
l'inizio di un progressivo decadimento della vecchia Unione in quanto
molti soci decisero di aderire al nuovo organismo riconosciuto e
finanziato dalla stato all'interno del quale avrebbero per altro
potuto liberamente continuare a produrre il Rieti originario.
Tre anni dopo l'ARS costruì all'inizio dell'attuale asse
di viale Maraini, un moderno complesso destinato alla selezione
e commercializzazione dei grani, sia di quelli creati da Nazareno
Strampelli, sia del Rieti originario.
Cosi nel suo catalogo tornò l'antico frumento tipico della
valle reatina che incontrava ancora numerosi estimatori in Italia,
tanto che nel 1926 se ne vendettero ben 1824,45 quintali, poco meno
della quantità complessiva delle sementi Strampelli Carlotta,
Varrone, Ardito, Mentana,Villa Glori ed altre, per un complesso
di 2078,80, quintali anche se va detto che negli anni successivi
i grani Strampelli presero decisamente il sopravvento tanto che
nel 1929, a fronte di una vendita di Rieti originario di 1072 quintali,
i gran Strampelli smerciati dallARS furono di 4450,71 q.li.
Tali dati non rendono comunque pieno merito ai frumenti creati a
Campomoroi, anzi sarebbero perfino fuorvianti, se non si tiene conto
che mentre la disponibilità del Rieti originario superava
abbondantemente la domanda, con i grani Strampelli si riusciva a
soddisfare solo in minima parte le richieste che pervenivano da
ogni parte dItalia e successivamente del mondo.
Nel 1929, ad esempio, vennero venduti 1072,70 quintali di Rieti
originario, a fronte di una disponibilità di 1500 q.li. Discorso
diametralmente inverso per i grani Strampelli.
Del Carlotta le richieste ammontarono a 568 q.li ma la disponibilità
era solo di 368, ancor più macroscopica fu la situazione
per l'Ardito, i cui 315 quintali venduti, soddisfacevano solo in
minima parte le ordinazioni che ammontarono a 1287 q.li, e per il
Villa Glori ,296,32 q.li venduti contro richieste per 1805 q.li.
In sintesi, per citare solo i dati di quell'anno, la disponibilità
di razze elette Strampelli era di 4450,71 q.li a fronte di richieste
che ammontarono a 8657,80 q.li, mentre per il Rieti originario la
disponibilità superò la domanda di circa 430 q.li
.
Tutto questo mette in marcata evidenza la scarsa propensione dei
proprietari reatini a modificare il loro modo di produrre, e una
diffidenza verso le innovazioni che Strampelli creava nel suo laboratorio
di Campomoro che resistettero anche davanti alla concreta possibilità
di maggiori guadagni, e lUnione produttori grano da seme originario,
continuò in qualche modo a sopravvivere, pur se le richieste
del grano autoctono reatino scendevano progressivamente.
Nel 1925, per decantare le qualità del Rieti originario,
lUnione fece redigere da Francesco Palmegiani un opuscolo
che, per impostazione e contenuti sembra più appartenere
a quella pubblicistica di metà ottocento con la quale il
prodotto reatino si era conquistato uno spazio di rilievo nella
granicoltura italiana.
La verità era che ormai i grani di razza eletta Strampelli
stavano progressivamente sostituendo i frumenti tradizionali e,
semmai una alternativa poteva esistere a questi, andava ricercata
nei frumenti derivati dal sistema di ricerca alternativo a quello
di Nazareno Strampelli, cioè a dire quello della selezione
genealogica professato da Francesco Todaro che per diffondere i
suoi grani aveva creato in Emilia la Società bolognese produttori
sementi, alter ego dellARS reatina.
Due scuole di pensiero quella di Todaro e Strampelli che caratterizzarono
la granicoltura italiana del tempo, e tra le quali, come vedremo,
prevalse alla fine quella dello scienziato reatino.
La discrasia tra lUnione e lARS era tale che quando
ci si rese conto che le richieste del Rieti originario precipitarono,
fino al punto da mettere in discussione la stessa esistenza dellUnione,
questa, anziché tornare sui suoi passi, incaricò Marco
Michahelles, allievo del Todaro, di avviare un percorso di selezione
genealogica del frumento reatino, e adottò quale prodotto
di vendita il Rieti Todaro fam.11, come a dire, proprio nel cuore
dellesperienza scientifica di Strampelli, ci fu chi ritenne
opportuno investire sulla scuola alternativa.
Corrado Peroni, al tempo direttore della sezione reatina della Cattedra
ambulante per la Sabina, che lavorò a lungo per cercare di
ricucire i rapporti tra lUnione e lARS, cosi si esprimeva
nel 1929:
Non pochi granicoltori reatini rimasti completamente sordi ad ogni
sollecitazione mirante ad ottenere la loro adesione allARS,
restarono e restano ancora avvinti alla vecchia Unione [
]
rileviamo solo lerrore madornale in cui essa è caduta
credendo che in tal guisa fosse possibile una rivalorizzazione del
Rieti originario e il poter dar forma ad un monopolio di grani da
seme di razza eletta
.originaria reatina. Riconoscerà
lUnione, lerrore in cui è stata trascinata dalla
cieca ostinazione in errati concetti sul reale valore dei diversi
tipi di frumento e derivante nella migliore delle ipotesi
da un non sostenibile spirito di campanilismo?
Che questo atteggiamento di ostilità nei confronti delle
innovazioni prodotte da Strampelli abbia avuto un peso pratico lo
testimonia l' evidente contraddizione in cui Rieti si trovò
nel 1931 quando venne additata dal duce come una delle province
con minor produttività frumentaria del Paese.
Il capo del governo non intendeva certamente sottolineare le misere
condizioni economiche della nuova provincia laziale per correre
in suo soccorso, ne manifestare preoccupazione per la scarsità
dei raccolti della provincia, se non altro per linsignificante
incidenza sul dato complessivo nazionale, quanto sottolineare una
evidente contraddizione.
L'occasione della citazione fu una sua relazione al Comitato permanente
del grano in cui sintetizzava i risultati raggiunti dalla battaglia
in quell'anno.
Quella collocazione in coda alla graduatoria nazionale insieme a
Reggio Calabria, Nuoro e Frosinone, aveva il sapore di un rimprovero,
e della sottolineatura della contraddizione che il luogo dove erano
nati i cosiddetti grani della vittoria creati da Nazareno Strampelli,
era quello che manifestava reticenza ad utilizzarli, restando legato
a vecchie e superate concezioni agricole.
Certo, il territorio reatino per conformazione morfologica, con
appena 43.800 ettari coltivati a frumento su 104.600 seminativi,
su un totale della superficie di 260.667 ha di superficie territoriale,
non poteva competere con altre zone d'Italia, soprattutto se si
tiene conto che le aree realmente produttive erano i 3000 ettari
della pianura reatina, i poco più che 600 della piana del
Tevere, e i 2800 collinari della bassa Sabina.
Per il resto solo aree montane, nelle quali raggiungere elevate
rese non era di certo un compito agevole.
In ogni caso la citazione in negativo di Mussolini, che di certo
non si poteva mettere in discussione, se non altro perché
era assolutamente vera, funzionò come una vera e propria
doccia fredda nell'ambiente agrario locale.
A tentare di spiegare il fenomeno fu Corrado Peroni sul "Giornale
di agricoltura della domenica" del 6 dicembre 1931 il quale,
da buon mediatore quale era, fece carte false per non ricondurre
la vicenda alla diatriba tra l'ARS e l'Unione, e alle conseguenze
che questa aveva generato spingendo gran parte degli agricoltori
locali a restare ancorati anacronisticamente al Rieti originario
anziché adottare, come era accaduto in quasi tutte le province
italiane, le razze elette che Strampelli aveva creato proprio su
quel colle di Campomoro adiacente alla città, e che riproduceva
nel sottostante campo sperimentale vicino al Velino, e moltiplicava
nella tenuta di Piedifiume acquisita dal principe Potenziani.
Compito arduo quello di Peroni, fattostà che nel lungo articolo
egli non citò mai ne il Rieti originario ne Nazareno Strampelli,
ne tantomeno la vicenda ARS-Unione.
Egli iniziò con un preciso atto dovuto nei confronti del
duce:
L'incisiva parola mussoliniana e la chiarezza delle cifre rispecchiano
una verità matematica: nella nostra provincia il rendimento
medio unitario di grano è cosi basso da farla classificare
fra quelle meno produttive d'Italia
Poi passò in rassegna tutte le difficoltà territoriali
della provincia lasciandosi andare ad argomentazioni davvero poco
credibili:
Le avverse condizioni del terreno, sono aggravate da un clima decisamente
ingrato. La irregolare e mal distribuita caduta delle piogge abbonda
nel periodo autunno-invernale producendo danni con la rapidità
di scorrimento sui terreni in declivio e col ristagno in fondi-valle,
mentre scarseggia e manca durante la primavera e l'estate allorché
sarebbe grandemente benefica.
E proseguì ancora sottolineando il problema delle "brinate
tardive e .delle nebbie spesso fittissime" soprattutto lungo
il Velino e Turano, e poi ancora delle inadeguate vie di comunicazione
che incidevano sui "
prezzi dei concimi e degli altri
mezzi di produzione", e come poi non far riferimento "..disagio
economico della nostra popolazione", alle carenze del credito
agrario e perfino ai governi passati "retrogradi" e disattenti
nei confronti del reatino.
Tutte argomentazioni facilmente smentibili se si tiene conto che
Rieti da sempre era considerata un vero e proprio paradiso cerealicolo,
e che anzi, proprio a quelle condizioni ambientali denunciate da
Peroni, doveva la qualità del suo grano capace di resistere
alle ruggini come nessun altro in Italia.
Che i governi prefascisti fossero poi stati ingenerosi riguardo
alla granicoltura reatina, fu una affermazione quantomeno ingenerosa
se si tiene conto che la Cattedra ambulante di granicoltura di Rieti
creata nel 1903 fu tra le pochissime finanziate direttamente dallo
stato, il quale seguì direttamente il suo evolversi finanziando
la sua trasformazione in Regia stazione sperimentale, e via via
fino a farla crescere come il principale laboratorio di studio e
ricerca granaria in Italia.
Nessuna delle argomentazioni di Peroni poteva giustificare quel
7,6 quintali per ettaro che per altro, ben lungi da costituire un
dato anomalo, rappresentavano un vero e proprio successo se si tiene
conto che nell'anno precedente la produzione media fu di 6,39 q.li,
e nel quinquennio precedente la media fu di poco superiore ai 5
q.li.
Quindi in quell'annata si era ottenuto un aumento di produzione
del 19% rispetto al 1930, e di circa il 50% maggiore alla media
del quinquennio precedente, e questo è facilmente spiegabile
con l'utilizzo delle sementi Strampelli da una parte degli agricoltori
locali, soprattutto di alcuni grandi proprietari come i Potenziani
che ruppero ogni filo con l'ambiente agricolo locale che vide nelle
creazioni di Strampelli non una opportunità , ma una minaccia
per l'antica e ormai insostenibile economia basata sul Rieti originario.
Nel concludere l'articolo Peroni non può fare a meno di rifugiarsi
nella retorica fascista più retriva e vuota, quasi a voler
sopperire con essa l'ostinazione degli agricoltori reatini:
"
colla serenità che deriva dalla coscienza dell'utile
lavoro compiuto, con rinnovate energie, con raddoppiato ardore,
con ritemprata fede, i nostri rurali mirino sempre più avanti,
sempre più in alto"
Appena due anni prima Peroni aveva cosi concluso un altro suo scritto:
il locale commercio del grano da seme, forte nel passato col
Rieti originario, ben istradato e promettentissimo al presente con
le razze Strampelli, di queste seguirà le sorti, guadagnando
il luminoso avvenire a cui tende con onestà, con fermezza,
con passione, con fede. E a Rieti rimarrà e si accrescerà
la fama di centro produttivo dei migliori frumenti, con cui la patria
italiana avrà l'auspicata vittoria: la Vittoria del grano.
125
La verità era che a Rieti dominava ancora incontrastato il
culto per il frumento Reatino e per il Rieti originario e, semmai
un'altra varietà si coltivava, questo era il Gentil Rosso
e poi il Todaro n.11, prodotto proprio dal rivale nazionale di Strampelli
, Francesco Todaro
In base ai dati riportati dallo stesso Corrado Peroni nella monografia
Note sullo stato attuale della granicoltura in provincia di Rieti,
edita dalla Cattedra provinciale di agricoltura che egli dirigeva,
nel 1927 l'utilizzo delle razze elette, era limitato al 5 % della
superficie granaria complessiva, appena 2200 ettari in gran parte
di proprietà dei Potenziani, e di questo, meno del 3% era
riferito alle razze Strampelli Carlotta, Mentana, Ardito ecc., mentre
il rimanente era ad appannaggio della razza eletta Gentil Rosso
fam.48 , selezionata genealogicamente dal Todaro.
Il rimanente 95 % della superficie, 41680 Ha, era coltivata con
il Reatino, Gentil rosso comune, Rieti originario e altre varietà.
126
Il rifiuto dei grani Strampelli appare in tutta evidenza, e la frammentarietà
del suo utilizzo, circa 15 varietà diverse in appena 22.000
ettari, testimonia una sorta di empiricità nellutilizzo
di tali frumenti, quasi fossero prove colturali effettuate per curiosità,
senza cioè una precisa connessione tra varietà frumentarie
e caratteristiche ambientali dei fondi agricoli.
Non a caso quando le varietà Strampelli si iniziarono a coltivare
sistematicamente, si ridussero a tre o quattro, in modo particolare
il Roma e il Virgilio, le quali nel 1927 non risultavano per altro
coltivate in alcun fondo, e il Mentana che ricopriva appena lo 0,6%
di quel 5% di superficie coltivata con varietà elette, e
la situazione non si modificò affatto negli anni successivi
come testimoniano i dati riportati da Nicola Calabrese per il 1930
che sottolineava come le razze elette erano utilizzate appena nel
6% della superficie cerealicola provinciale 127, e altrettanta conferma
ci viene dallinchiesta Ciferri che sottolineava come nel reatino
in quegli anni dominava incontrastata la coltura dei grani tradizionali.
Altrettanto evidente appare il deciso cambio di rotta che si ebbe
negli anni successivi alla negativa citazione mussoliniana, tanto
che nel 1939 la situazione si era del tutto invertita, e le sementi
elette erano coltivate sul 90% della superficie, non proprio come
nell'Italia settentrionale dove le varietà comuni erano completamente
scomparse in ben 26 province a favore dei grani Strampelli, ma in
ogni caso, come testimonia la tavola seguente, in termini decisamente
diversi rispetto a pochi anni prima.
|
1927 |
1930 |
1939 |
Vecchie razze |
95 |
94 |
10 |
Razze elette |
5 |
6 |
90 |
Roma |
- |
|
10 |
Mentana |
0,6 |
|
20 |
Littorio |
|
|
8 |
Virgilio |
|
|
20 |
Frassineto 405 |
|
|
3 |
Rosso Di Leonessa |
0,36 |
|
|
Carlotta Strampelli |
1,25 |
|
2 |
Gentil RossoFam.48 |
1,09 |
|
|
Ardito |
0,46 |
|
|
Cervaro |
0,1 |
|
|
Inallettabile |
0,2 |
|
|
Varrone |
0,2 |
|
|
Fausto |
0,1 |
|
|
Baionette |
0,2 |
|
|
Todaro 48 |
|
|
2 |
Rieti |
|
|
20 |
Altri* |
0,98 |
|
3 |
* Edda, Villa Glori, Dante, Virgilio,
Italo Balbo ecc |
|