Rieti patria del grano
Il grano a Rieti prima di Strampelli
Il Rieti Originario
Se sappiamo quando iniziò il rapporto tra Strampelli e il
Rieti Originario, poco sappiamo quando nel capoluogo sabino si sia
iniziato a produrre grano da seme.
Si tratta di un frumento collocato nella categoria degli autunnali
teneri e aristati che veniva apprezzato per lalta resistenza
alle ruggini, una della cause di maggiore danno alle colture, ma
che aveva il suo punto debole nella facilità allallettamento.
Fino alla prima metà del XIX secolo il Rieti originario,
oltre che in Sabina , era stato significativamente impiantato in
tutta larea umbra da dove si estese in Emilia e in Toscana.
Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione della seconda metà
dellottocento, e soprattutto larrivo della ferrovia
a Rieti nel 1883, consentì una larga diffusione del prodotto
che si andò a collocare tra i più coltivati del Paese.
Il suo costo era notevolmente superiore a quello dei grani da seme
comuni, ed aumentava significativamente in funzione delle richieste,
tanto che nel 1879 questo veniva venduto a 50 lire il quintale contro
le 24,32 lire degli altri grani reperibili sulle piazze agricole
italiane.
Nella seconda metà dellottocento il Rieti originario
divenne un vero e proprio fenomeno della granicoltura italiana fino
al punto che iniziarono a diffondersi vere e proprie frodi come
riferiva il periodico agrario milanese Il Giornale de Villaggio
che nel 1882 ebbe a scrivere:
Abbiamo detto che girino campioni da tutte le parti; Ferrarese
dato per Rieti, riprodotto e offerto per originale grano, del
confine Umbro dato per Velino: questa faccenda del Rieti pare
voglia tenere somiglianza con quella passata dei Cartoni giapponesi.
Gli è come del Chianti: fortunato colle, che in nome suo
si da bere a tutto il mondo.
Molti rivenditori acquistavano piccole partite di Rieti originario
per avere un qualche documento da esporre che comprovasse la provenienza
del prodotto, per poi sostituirlo con altro grano; altri, soprattutto
in Romagna, "tagliavano" il Rieti originario con grani
locali di valore nettamente inferiore.
C'era pure una truffa messa in atto da molti agricoltori reatini
che smerciavano per grano da seme Rieti originario, quello che si
raccoglieva in collina o in altre zone del circondario, ma non nella
piana alluvionale di Rieti, e quindi di valore e qualità
decisamente inferiore, tanto che si andava pericolosamente diffondendo
l' idea che il prodotto di Rieti fosse in realtà un bluff.
Insomma, le cronache del tempo sono piene di episodi di questo genere
che incidevano negativamente sul prestigio di questo prodotto soprattutto
quando ci si accorgeva che le tanto decantate rese, e la resistenza
alle ruggini venivano meno.
Lo stesso Strampelli nei primi anni del suo lavoro a Rieti ebbe
a scrivere al Ministro di agricoltura:
Mi permetto inoltre far notare allE.V. che stando ai si
dice, il commercio del grano da seme di Rieti lascia molto a desiderare
per lonesta e lealtà con cui viene esercitato, tantochè
è forte il discredito rispetto alla genuinità dorigine
del prodotto venduto su questa piazza.
Una fama quella del Rieti originario che si era andata sempre di
più diffondendo per opera soprattutto dei comizi agrari molti
dei quali divennero distributori del prodotto sottolineandone la
bontà nelle loro pubblicazioni dirette ai coltivatori.
Cosi il nel Bollettino del comizio agrario di Alessandria
parlando delle diverse specie di grani da seme si legge:
Fra queste noi diamo la preferenza alla varietà detta
di Rieti, a quella ben sintende che proviene dai terreni
che fruiscono del beneficio delle torbide alluvionali
.La
preferenza da noi accordata al grano reatino non è puramente
come chi dicesse ideale, ma è la sintesi di numerosissimi
fatti tutti militanti in di lui favore.
Del tutto simile era il giudizio del comizio di Cremona:
Sè visto infatti che gli stessi appezzamenti di
terreno seminati parte a grano rietino, e parte a grano nostrano
somministrano prodotti per qualità e quantità differentissimi,
avendo i primi superato sotto ogni rapporto, di gran lunga questi
ultimi 6
Il Giornale di Agricoltura Pratica, sosteneva come
il Rieti originario fosse un
esempio rimarcabilissimo di ciò che può
un germe vivace e rusticano nel frumento, esempio degnissimo di
essere propagato ovunque e quasi con enfasi concludeva
dunque, signori lettori, è un buon inizio anzi
un eccellente prognostico.Seminiamo grano di Rieti, noi soprattutto
dellalta Italia, e unanno per laltro potremo
dire che lannata sarà buona
Il "Giornale di Agricoltura, Industria e Commercio del Regno
dItalia", pubblicò nel 1876 i risultati di alcune
prove effettuate presso il campo sperimentale di Parma da cui emerse
come il Rieti, sia quello originario che quello di prima e seconda
riproduzione, davano risultati nettamente superiori agli altri grani
confrontati come il Bardianska, introdotto nel parmense dal 1866,
il Restaiolo e il Tosello.
Icilio Bandini nell Agricoltura Italiana dellagosto
1878, metteva in evidenza il vero e proprio fenomeno che si era
venuto a creare con la diffusione del Rieti originario fino al punto
da manifestare qualche perplessità rispetto ad un utilizzo
generalizzato che si stava facendo di tale frumento.
Egli sottolineava come dopo i risultati riscontrati e pubblicizzati
dalla stampa nazionale,
se ne fa una animata ed insistente ricerca [
] In
tutta Italia vi è una gara, una ressa indicibile per avere
il grano di Rieti; non si ha fede, non si confida che in esso.
Secondo lui, le straordinarie qualità di questo frumento
erano indiscutibili sia per la notevole resa che per la resistenza
alle ruggini, ma metteva anche in guardia verso un utilizzo esagerato
:
ma che oggi lo si voglia seminare dappertutto , in piano
e in colle in creta o nel tufo, nel magro e nel grasso, nellasciutto
e nellumido mi pare una esagerazione
La sintesi delle varie esperienze che in Italia si andavano diffondendo
sul Rieti originario venne dal Ministero di agricoltura industria
e commercio nelle Notizie intorno alle condizioni dellagricoltura,
dove venne sottolineato come il Rieti originario era senza dubbio
il grano che si stava maggiormente diffondendo in Italia, e questo
malgrado il suo prezzo decisamente elevato rispetto agli altri frumenti.
In base alle notizie che il ministero aveva raccolto dai vari comizi
agrari, il Rieti originario era ormai largamente attestato come
la principale varietà coltivata, oltre che nellarea
umbra, nelle province di Cuneo, Milano, Pavia, Bergamo, Verona,
Belluno, Padova e Cremona, mentre iniziava a diffondersi nelle province
di Macerata, Modena e Forlì.
Nel sud se ne faceva largo uso a Benevento e Avellino, mentre non
pochi comizi agrari, pur riconoscendo lalta qualità
del prodotto, lamentavano lalto costo, come nel caso di Teramo
dove si sosteneva che il Rieti
per esser troppo costoso,
e perché bisogna rinnovarlo ogni anno, è riservato
ai soli coltivatori facoltosi
Nel 1881 una apposita commissione nominata allinterno del
Comizio agrario reatino provvedeva ad acquisire il grano da seme
dai produttori locali e a rivenderlo ad un prezzo fisso che per
quellanno venne fissato a 42 lire il quintale.
Difficile era però concretizzare un coordinamento tra i proprietari
della zona i quali preferivano vendere direttamente il loro prodotto
cosi come lamentava lo stesso presidente del Comizio agrario nellassemblea
del 30 maggio del 1885 che denunciò la troppa avidità
dei proprietari reatini
Nel 1889 il Comizio agrario di Rieti che da sempre aveva lavorato
per la diffusione del Rieti originario, istituì una apposita
Commissione per il grano da seme con il compito di curare
e controllare le vendite del prodotto a livello nazionale, e di
eliminare, per quanto possibile, le frodi attraverso la bollaltura
a piombo dei sacchi, lapposizione su di essi dello stemma
di Rieti e della sigla del Comizio agrario, e laccompagno
di una cedola di controllo firmata da uno dei membri della commissione.
In realtà la commissione non svolse un ruolo particolarmente
significativo limitandosi, come rileverà più tardi
Antonio Stoppani ,
agli acquisti del grano per conto
del Comizio e a firmare cedole, quelle povere cedole che si adattano
a qualunque sacco aperto, pronto a ospitarle
Lo stresso Strampelli non appena giunto a Rieti tentò di
affrontare il problema per eliminare, o quantomeno ridurre, tale
inconveniente che rischiava di compromettere l'immagine di qualità
del prodotto reatino, e più tardi, riferendo allo stesso
ministro di agricoltura, ebbe a scrivere:
volendo disciplinare detto commercio fondando un sindacato
fra questi produttori di grano da seme, ho incontrato ostacoli
attualmente insormontabili, per il fatto che molti si sentono
lesi, e non lievemente nei loro interessi.
A tanto successo del prodotto non corrispose nellambiente
reatino una adeguata capacità imprenditoriale, tanto che
le richieste si potevano soddisfare solo in parte, e lunica
reazione concreta percepibile, fu un aumento del prezzo del prodotto
che passò dalle 35 lire il quintale nel 1875, a 41 nel 1876,
a 45 nel 1877 per arrivare alle 50 lire del 1879.
Chi più di altri riuscì a cogliere limportanza
di questa situazione, fu certamente il principe Potenziani, che
ritroveremo poi come artefice nellopera di Strampelli, il
quale, dintesa con il Regio laboratorio chimico agrario delluniversità
di Perugia, impiantò campi sperimentali nella sua azienda
di S.Pastore indirizzati a studiare lazione dei fertilizzanti
chimici come il perfosfato di calcio e il solfato di ammonio, con
l'evidente obiettivo di ottenere una maggiore produzione di Rieti
originario da immettere sul mercato.
Un mercato nel quale i Potenziani erano in prima linea gestendone
una considerevole porzione, come testimonia il centro di vendita
del prodotto aperto a Bologna il quale riusciva a piazzare sul mercato
emiliano dai 1000 ai 2000 quintali di Rieti originario lanno,
quantità tutt'altro che insignificante se si considera che
la Commissione del Comizio agrario di Rieti riuscì a vendere
nel 1871 appena 526,20 ettolitri di prodotto provenienti dalle aziende
di piccole e medie dimensioni del reatino, visto che sia i Potenziani,
cosi come i Vincentini e i Blasetti, ed altri tra i principali proprietari
della valle reatina, avevano per lo stesso anno già provveduto
direttamente alla vendita del loro prodotto.
Ancora nel primo novecento non pochi erano coloro che consideravano
il Rieti originario il migliore in assoluto soprattutto per quanto
riguardava la sua resistenza alle ruggini.
Lunico difetto che gli si riscontrava era quello che, coltivato
allesterno dellhabitat naturale della valle reatina,
in un ciclo di 3-4 anni, perdeva le sue caratteristiche, e doveva
essere sostituito da nuovo frumento originario fatto venire da Rieti,
con costo non secondario da parte delle aziende agrarie.
Alla straordinaria resistenza alle ruggini il Rieti aggiungeva poi
una altissima produttività, che a livello sperimentale superava
spesso i 30 quintali per ettaro, dato che diventava macroscopico
nelle annate caratterizzate da forti attacchi dalle ruggini come
dimostrarono in due diversi esami sia Foëx e Vidal che il Garola
in Francia, i quali rilevarono come nessun frumento raggiunse i
28,4 q.li per ettaro come il Rieti in un anno particolare per gli
attacchi dalle ruggini come il 1911, e i 37,7 q.li in media su diversi
anni di prove.
Unaltra prova effettuata nellarco di un decennio dallagronomo
Genin vide ancora primeggiare il Rieti con una produzione media
di 31 quintali per ettaro, seguito dal Noè 25, e dal Bordeaux
23.
La fama e le qualità del Rieti originario erano ben conosciute
dallallora giovane Nazareno Strampelli che nel 1900 presso
luniversità di Camerino aveva realizzato lincrocio
del Rieti originario con il Noè, un grano caratterizzato
da una forte resistenza allallettamento, tentando in tal modo
di aggiungere tale qualità a quelle intrinseche del Rieti,
e cioè la resistenza alle ruggini, e alta resa del prodotto.
Egli quindi fu ben felice di arrivare nel capoluogo sabino, anche
se come direttore di una semplice cattedra ambulante, e più
tardi ebbe a scrivere:
Naturalmente, trovandomi a Rieti, i miei lavori dovevano
cominciare dal frumento Rieti il quale, coltivato da tempo immemorabile
in quella vallata fredda in inverno, calda-umida in estate, in
ambiente estremamente favorevole allo sviluppo delle ruggini,
è andato selezionandosi attraverso i secoli, acquistando
rusticità e divenendo assai resistente agli attacchi dei
detti parassiti.
Era talmente forte la curiosità di Strampelli per il Rieti
originario da fargli scrivere al Ministro dell'Agricoltura , nei
primi anni del suo lavoro nel capoluogo sabino:
"Eccellenza, le buone qualità del grano da seme di
Rieti son dovute esclusivamente alle speciali condizioni del clima
e di questo suolo l uomo non ha fatto mai nulla per cercare
di aumentarne i pregi mentre con accurata selezione fisiologica
e metodica si potrebbe arrivare a fare del grano di Rieti il migliore
dei frumenti da seme con grande vantaggio di tutta la granicoltura
nazionale."
Ma gli obiettivi di Strampelli erano ben diversi, e fin dallinizio
si comprese come egli avrebbe trasformato la valle reatina nel suo
grande laboratorio di ricerca, destinato ad incidere significativamente
nel campo della granicoltura mondiale.
Il Rieti originario fu alla base delle sue sperimentazioni, ma non
tanto come pretendeva l'ambiente agrario reatino per migliorarlo
e imporlo maggiormente in Italia, quanto per strappare di volta
in volta i suoi segreti, e fonderli con quelli posseduti da altri
grani coltivati in ogni angolo del mondo, e dar cosi vita a nuove
specie, sfidando le leggi della natura, o forse più semplicemente
dimostrando che queste potevano essere razionalmente controllate.
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