Giuseppe Cuboni
Le esperienze di granicoltura a Rieti
In Bollettino quindicinale della Società
degli agricoltori italiani, X, 1905 fasc. n.9
In un Congresso tenuto dalla Società degli agricoltori italiani
in Roma, vi fu, non molto tempo fa, un socio il quale osò
sostenere la, tesi che la scienza, per quanto riguarda l'agricoltura,
non ha più nulla da scoprire, o per lo meno ha già
scoperto abbastanza e che importa soltanto applicare e fare applicare
le scoperte già fatte.
L'eccentrico oratore fu combattuto facilmente dal prof. Giglioli
e da altri, e l'assemblea, almeno apparentemente, (lette torto a
questo incredulo nei progressi della scienza.
È raro il caso che siffatta incredulità trovi eco
in una pubblica assemblea dove di solito risuonano gli inni apologetici
all'avvenire della scienza; in privato però la cosa è
ben diversa; conviene anzi credere che l'Italia sia piena di con-simili
increduli; solamente così si spiega come siano tanto rari
i casi d'incorag-giamento e di appoggio agli studiosi che vorrebbero
applicarsí a ricerche scien-tifiche per risolvere i problemi
dell'agricoltura.
Anche fra le persone colte, quando si parla d'istruzione agraria,
la parola pratica è quella che si ripete più spesso;
l'insegnamento, si dice, deve essere pra-tico, le esperienze devono
essere pratiche, si vogliono ricerche pratiche. Pare che si abbia
una specie di orrore per tutto ciò che sa d'investigazione
scientifica, di ricerca teoretica; la teoria è considerata
come una perfetta antitesi della pratica, quasi che ogni nuova applicazione
pratica, veramente seria ed utile, non avesse sempre la sua base
in una ricerca teorica. Volere che la pratica preceda la teoria
è un volere che il carro preceda i buoi!
Nella mia, oramai lunga, carriera dell'insegnamento agrario ho veduto
non solo lo Stato, ma anche la generosità privata offrire
parecchi milioni per la isti-tuzione di scuole pratiche di agricoltura,
che spesso poi di pratico non hanno che il nome, mentre sono meno
che nulla dal punto di vista scientifico, e non ho mai sentito che
vi sia stato chi abbia offerto un migliaio di franchi per l'esecuzione
di qualche ricerca scientifica a pro dell'agricoltura.
A nessuno può venire in mente di negare l'utilità
dell'istruzione pratica Del-l'agricoltura, quando è pratica
davvero, come quella che fanno alcuni valenti direttori delle Cattedre
ambulanti; ma non si dovrebbero dimenticare gli studi scientifici
dai quali soltanto può venire la soluzione delle molteplici
difficoltà, contro le quali lotta l'agricoltura, specialmente
nell' Italia meridionale.
Questa esclusiva unilateralità nell'intendere il problema
dell'istruzione agraria da parte di coloro che sono alla testa del
movimento agricolo del nostro paese, è non ultima ragione
della inferiorità in cui, non ostante i reali progressi fatti
in questi ultimi anni, ci troviamo di fronte ad altre nazioni come
la Germania, la Francia, l'Inghilterra, gli Stati Uniti, agrariamente
molto più avanzate di noi. Tutte queste nazioni, mediante
le loro Facoltà agrarie istituite presso le grandi Università
e le numerose Stazioni agrarie sperimentali, largamente dotate,
prov-vedono a favorire quegli studi e quelle ricerche scientifiche
che sole possono offrire una base al progresso agrario. Da noi invece
le Facoltà agrarie universitarie sono ancora un pio desiderio,
e le Stazioni agrarie, per la loro difettosa organiz-zazione e soprattutto
per la insufficienza dei mezzi, sono ridotto a semplici Istituti
di analisi per conto dei privati; la loro attività scientifica
è ben poca cosa in confronto agl'Istituti similari stranieri.
L'attuale ministro di agricoltura, Rava, ha promesso di migliorare
le condizioni delle Stazioni agrarie italiane, e speriamo che egli
possa davvero man-tenere la promessa.
In attesa che queste promesse diventino realtà, consoliamoci
a constatare che, non ostante la quasi indifferenza del pubblico
e la grande scarsità di mezzi, qualche tentativo serio di
applicazione dei metodi rigorosi scientifici per la soluzione di
alcuni problemi agrari si viene facendo anche da noi.
Come un bell'esempio di siffatti tentativi meritano di es,ere citate
le espe-rienze di granicoltura istituite dal prof. Nazareno Strampelli
a Rieti
La granicoltura, lo sanno anche i profani, è una delle debolezze
dell'agricol-tura italiana. Cerchiamo di essere una nazione prevalentemente
agricola e inspirati a questo concetto, se è vero ciò
che si dice, i nostri negoziatori di trattati di com-mercio stanno
facendo ponti d'oro ai prodotti agricoli, sacrificando un po' i
manufatti industriali.
Dio voglia che l'avvenire non ci serbi qualche amara disillusione!
Certo si è che per quanto riguarda il più importante
dei prodotti agrari, il frumento, l'Italia è costretta ad
importarne per un valore di circa 800 milioni all'anno. Un bel fatto
per una nazione che si dice eminentemente agricola! Aumentare la
produzione del frumento è la prima e la più urgente
necessità. I famosi undici ettolitri di pro-duzione media
per ettaro, in confronto dei 24 e anche dei 30 ettolitri per ettaro
ottenuti dalle nazioni vicine, sono da un pezzo additati come una
vergogna che deve finire. Anche a questo riguardo però vi
sono nelle opinioni correnti dei grandi errori e dei grandi malintesi.
In realtà vi sono in Italia delle terre nelle quali il reddito
del frumento non è punto inferiore a quello che ottengono
i migliori agri-coltori delle altre nazioni; d'altra parte vi sono
terre nelle quali tutta la scienza e tutto il buon volere dei più
illuminati agricoltori, non riuscirebbero ad ottenere che uno scarsissimo
reddito.
Non ostante tutto ciò, non vi è dubbio che nella granicoltura
molto si é pro-gredito in Italia in questi ultimi anni e
molto rimane ancora da fare.
II progresso si è ottenuto finora mercè questi tre
principali fattori
1° L'applicazione dei concimi chimici ;
2° La regolare rotazione colle leguminose;
3° La migliore lavorazione del terreno fatta con aratri più
perfetti.
Rimane un quarto fattore al quale in Italia non è stata data
abbastanza impor-tanza, e questa è la ricerca di nuove varietà
più adatte alle varie condizioni di coltura e di maggior
reddito, ricerca fatta per mezzo degl'ibridismi o colla sele-zione
metodica delle piante migliori.
Non già che la selezione del seme sia del tutto trascurata
da noi; non sarebbe possibile una granicoltura rimunerativa senza
una continua cura nella scelta delle sementi; i grani rapidamente
degenerano e ben presto darebbero un prodotto cosi-meschino da non
ricompensare le spese colturali.
Quindi una selezione del seme si è sempre fatta, sia che
il coltivatore intelligente la faccia da sè stesso sui propri
campi, sia che acquisti altrove il grano selezionato da altri per
la semina.
Ma codesta è una selezione empirica che si fa scegliendo
nel campo durante la mietitura te migliori spighe o scegliendo,
mediante la vagliatura o la centrifu-gazione, i grani più
grossi e più pesanti.
Ben diversa da questa é la selezione metodica, condotta con
rigore scientifico. Questa non può venire praticata che da
uomini di scienza o che por lo meno abbiano uno speciale intuito
per questo genere di ricerche. Tale selezione metodica consiste
nello scegliere opportunamente pochi grani delle migliori spighe
e coltivarli in condizioni speciali. Ogni pianta, ogni spiga ottenuta,
viene osservata, studiata, e nelle successive coltivazioni si riproducono
le cariossidi meglio riuscite, cercando così di adattare
la pianta alle speciali condizioni colturali. Operando in questa
guisa e per molti anni di seguito è riuscito a coltivatori
geniali, come Hallet in Inghilterra, Rimpau in Sassonia, Vilmorin
in Francia, ed altri, di creare, per così dire, delle nuove
razze, le quali danno un reddito molto maggiore delle razze ordi-narie
e nono perfettamente adatte a sopportare forti dosi di concime senza
allettare, re,i.,tono alle malattie, maturano precocemente o tardivamente
a seconda che meglio conviene alle condizioni del clima. Queste
razze famose, alla cui diffusione è dovuto in gran parte
il meraviglioso progresso della granicoltura all'estero, ordinariamente
sono adatte soltanto al clima ed al terreno delle regioni nelle
quali furono primi-tivamente ottenute. Trasportate altrove degenerano
rapidamente e per lo più danno prodotti inferiori a quelli
ottenuti colle ordinarie varietà locali.
1)a qui la necessità che questo lavoro lungo, paziente, minuto,
di selezione metodica venga fatto quasi per ogni regione.
In Italia non sono mancati i selezionisti empirici, ma finora nulla
o ben poco si è fatto colla selezione metodica condotta con
sistema rigorosamente scientifico e coll'ibridismo.
È questo un inconveniente non piccolo specialmente per 1'
Italia media e meri-dionale il cui clima molto si allontana da quello
delle altre regioni dell'Europa
centrale dove sono state ottenute le varietà più rinomate.
Tali varietà fanno assai cattiva prova presso di noi e, d'altra
parte, le antiche varietà indigene male si adattano ai nuovi
sistemi di coltivazione, come la semina a righe, le alti dosi di
concime, il lavoro profondo del terreno. É dunque un bisogno
urgente quello di ottenere nuove razze o varietà adatte ai
nostri climi meridionali.
Questo è ciò che il prof. Strampelli, chiamato, in
seguito a concorso, a dirigere la Cattedra sperimentale di granicoltura
di Rieti, ha perfettamente compreso ed ha consacrato tutto il suo
immenso zelo, la sua attività, il suo talento a questo lavoro
di una selezione metodica scientifica per ottenere nuove varietà
di frumento adatte al clima dell'Italia centrale.
La Cattedra sperimentale di granicoltura è stata istituita
a Rieti per una felice ispirazione del ministro Baccelli; ma il
prof. Strampelli difficilmente avrebbe potuto riuscire ad impiantare
così egregiamente il suo campo di ricerche se a Rieti non
avesse trovato l'appoggio potente, largo, illuminato del principe
e della prin-cipessa Potenziani, i quali sembrano conservare, per
eredità, nel sangue la passione per il progresso dell'agricoltura
che ha distinto i loro rispettivi genitori.
I Potenziani hanno offerto allo Strampelli gratuitamente il terreno
per le espe-rienze ed hanno validamente aiutato il giovane professore
nelle numerose difficoltà incontrate nei primi momenti della
fondazione della Cattedra.
Il lavoro che il prof. Strampelli è riuscito a fare in meno
di un anno, da quando si trova a Rieti è, diciamo la parola,
meraviglioso!
Giudichi il lettore: egli è riuscito ad impiantare e condurre
a termine una quadruplice serie di esperienze, cioè
1° Esperienze di ibridazione;
2° Esperienze di concimazione;
3° Esperienze di trapiantamento ;
4° Esperienze contro la ruggine.
Nei tentativi di ibridazione per formare nuove varietà, lo
Strampelli era gui-dato dal concetto di combinare la varietà
locale del frumento reatino, che, come tutti sanno, ha il pregio
di una notevolissima resistenza alla ruggine, con altro varietà
migliori del Rieti per quanto riguarda la resistenza alle abbondanti
con-cimazioni e alla quantità di prodotto.
Il bravo professore ha fatto la fecondazione artificiale di ben
2720 fiori e la fecondazione è riuscita sopra 1089.
Gl' ibridi ottenuti sono 53, nei quali il Rieti funziona 27 volte
da maschio e 26 volte da femmina. Naturalmente lo studio dei 53
ibridi sarà fatto, colla più scru-polosa esattezza
negli anni venturi, se, come è sperabile, Governo ed enti
locali non sopprimeranno la Cattedra di cerealicoltura, o, ciò
che equivale, non gli negheranno i mezzi per continuare gli studi.
Per le esperienze di concimazione lo Strampelli ha impiantato un
campo della superficie di due ettari e mezzo, diviso in parcelle
di 50 metri quadrati ciascuna, separate da formelle o da fossi per
lo scolo regolare delle acque. Sono state spe-rimentate 112 formule
differenti sopra una medesima varietà di grano, consociate
o no colla coltura di leguminose, come trifoglio pratense, erba
medica, lupinella, sulla, ecc.
I risultati sono stati notevoli, specialmente per le parcelle nella
cui concima-zione sono entrati i composti di meanganese e quelle
trattate con le leacriti, con o senza fluoruri. Ma non entrerò
nei dettagli che, a suo tempo, il professore pub-blicherà
nella relazione ufficiale.
Lina parola voglio aggiungere per quanto riguarda una serie di esperienze
di concimazione fatte sopra piante di frumento coltivate in vaco
facendo assorbire alle piante dosi infinitesimali di particolari
sostanze chimiche per studiare il loro potere oligodinamico. Questo
nome è stato dato da NS,geli per quelle sostanze che ad una
certa dose agiscono come veleni potenti, ma che in dosi infinitesimali,
come l'arsenico sugli animali, stimolano le funzioni vegetative
e riproduttive, e senza essere delle vere sostanze nutritive determinano
degli effetti considerevoli sulla vegetazione.
È questo uno dei capitoli più oscuri della fisiólogia
vegetale: i dati più note-voli in proposito li dobbiamo a
ricerche di botanici giapponesi, e forse i giardinieri del Giappone
conoscono a questo riguardo dei segreti, mercè i quali possono
otte-nere quelle singolari forme nane di piante che stupiscono i
coltivatori europei.
Il prof. Strampelli ha molto sperimentato su questa via ed ha già
ottenuto qualche risultato assai notevole; egli mi ha fatto vedere
delle piante di frumento nelle quali il fenomeno oligodinamico si
manifestava colla formazione di singolari pustole sulle foglie,
altre nelle quali il color verde intenso della clorofilla era net-tamente
localizzato all'apice delle foglie, mentre la base era clorotica.
II valente sperimentatore, molto prudente, è deciso a mantenere
il segreto su questi risultati, per attendere che siano confermati
dalle esperienze degli anni venturi.
Molto interessanti sono anche i risultati ottenuti dal bravo professore
colle esperienze di trapiantamento. Questa operazione, praticamente
eseguita, per quanto si sa, dai soli coltivatori cinesi, favorisce
il migliore accestimento della pianta, la quale perciò dà
un prodotto molto superiore all'ordinario; codesto è un fatto
noto da molto tempo. Ma lo Strampelli è riuscito a mettere
in evidenza l'influenza grandissima che ha in questo fenomeno il
tempo in cui si eseguisce il trapianto delle giovani piantine. Eseguito
molto presto, in febbraio, si è avuto un esito splen-dido,
alcune piante hanno dato fino 60 culmi con oltre 1000 grani per
ogni pianta! Eseguito a marzo ha dato un accestimento mediocre,
ma però con spighe bellissime; invece il trapiantamento eseguito
in aprile ha dato un risultato decisamente nega-tivo, il prodotto
è stato quasi nullo.
Ma i risultati più eloquenti, più decisivi, ottenuti
dal prof. Strampelli in questo primo anno, sono quelli relativi
alle esperienze comparative di resistenza, alla rug-gine delle diverse
varietà di frumento.
Lungo il fiume Velino, in una località molto umida e quindi
assai soggetta alla ruggine, il professore ha disposto il suo campo,
lungo oltre mezzo chilometro e largo dai 15 ai 20 metri. In tante
parcelle regolari di 50 mq. ciascuna, ha semi-nato cento varietà
di frumento, fra le più accreditate, italiane e straniere.
Ogni cinque o sei parcelle era intercalata una parcella seminata
con frumento di Rieti che doveva servire di controllo. Il risultato
è stato splendido, imponente, mera-viglioso.
Ho avuto la fortuna di esaminare il campo di queste eleganti e dimostrative
esperienze verso la fine di giugno.
La superiorità del grano di Rieti per la resistenza alla
ruggine appariva in €, nn modo eloquentissimo. Anche a grande
distanza le parcelle seminate col Rieti si mostravano rigogliose,
di color giallo chiaro con bellissime spighe, mentre le parcelle
contenenti altre varietà erano tutte più o menò
coperte di ruggine, quasi nere, disseccate, colle spighe vuote o
quasi. Nell'esame dettagliato si poteva vedere che tutte le altre
varietà differenti dal Rieti erano state tutte attaccate
e dan-neggiate dalla malattia, però in grado diverso. Così
i grani duri erano, in gene-rale, meno attaccati dai grani teneri,
le varietà precoci erano assai meno dan-neggiate dalla malattia
delle varietà tardive. Il Cologna veneto, per esempio, è
stato poco danneggiato nelle spighe; anche il Fucense e il Romanello
erano in condizioni discrete. Non mai però da paragonarsi
col Rieti che per la sua resistenza ha trion-fato di gran lunga
su tutte le altre varietà sperimentate.
(duale la causa di questa quasi immunità contro la ruggine
del frumento di Rieti ?
Ecco il problema che lo Strampelli si propone di risolvere. '?
Alcuni fatti ben constatati fin d'ora farebbero credere che questa
resistenza non sia un fatto organico originale della varietà
chiamata Rieti, ma sia una pro-prietà acquisita per le condizioni
dell'ambiente.
Infatti è noto che il frumento di Rieti, coltivato altrove
fuori della pianura reatina, dopo tre o quattro generazioni perde
quasi totalmente la sua preziosa immunità. Nelle esperienze
di Strampelli la varietà Rieti inviata da Vilmorin e da lui
riprodotta da qualche anno in Francia, è stata fortemente
attaccata. Invece la Peltaniella nera di Nizza, che da parecchi
anni ai coltiva a Rieti, perchè resiste all'allettamento,
é diventata anche resistente alla ruggine, mentre quella
di recente introduzione viene fortemente danneggiata.
Mi pare di aver detto abbastanza per persuadere chiunque dell'alta
impor-tanza delle ricerche che la Cattedra sperimentale di granicoltura
viene facendo a Rieti.
La simpatica città della Sabina vanta già gloriose
tradizioni nell'agricoltura italiana. Essa produce un frumento che,
come abbiamo veduto, non ha pari nella lotta contro la ruggine.
In Rieti, più di un quarto di secolo fa, il conte (laido
di Carpegna introdusse per primo in Italia la coltura della barbabietola
da zucchero che poi 1'on. Maraini doveva condurre a coai alta perfezione.
Tutto fa sperare che
Rieti, mercè gli studi e le ricerche del bravo prof. Strampelli,
sarà in grado di offrire all'Italia nuove varietà
di un frumento adatto ai nostri climi e alle moderne esigenze colturali,
e t tale da non aver nulla da invidiare alle migliori varietà
straniere.Prof. Giuseppe Cuboni
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